È la materia prima più richiesta del momento. Ma le falegnamerie locali soffrono prezzi da capogiro e ritardi infiniti.
Con un’offerta messa in crisi dal virus portare avanti l’attività è più faticoso che mai.
BELLINZONA - Il legno. Un materiale ecologico, di recente tornato sulla cresta dell’onda. Un settore, quello dell’artigianato del legno, che, però, è ora vittima del suo stesso successo. Con una domanda in crescita esponenziale e un buco nelle riserve risultante dalla pandemia, l’offerta non riesce a tenere il passo. Una situazione che, nell’ultimo mese, è decisamente sfuggita di mano, con prezzi del legname saliti alle stelle e tempi di consegna decuplicati. E le conseguenze si riverberano sulle falegnamerie locali e sulla clientela.
Riserve esaurite - «Durante l’ultimo anno», spiega Eugenio Rondini, proprietario della Falegnameria Rondini SA di Biasca, «le produzioni sono state rallentate dal diffondersi del virus, e i grandi fornitori di tutta Europa hanno dato fondo alle loro riserve». Nel frattempo, chiarisce in un comunicato l’Associazione svizzera fabbricanti mobili e serramenti, «la forte crescita economica in Cina e l’aumento delle esportazioni dall’Europa verso gli Stati Uniti hanno creato un’elevata domanda di legno e di prodotti derivati dal legno», rendendolo «ormai merce rara».
Il picco - Secondo l’associazione di categoria, dal mese di marzo «la situazione è peggiorata in maniera massiccia», con rincari di prezzo arrivati a toccare il 60%. Allo stesso modo, i tempi di consegna, che in tempi normali si aggirano intorno a una-due settimane, spaziano ora tra le dieci e le quattordici.
Preventivi e prezzi - Le repentine fluttuazioni nei prezzi e i continui ritardi nelle forniture rendono il lavoro di falegnami e architetti decisamente più complesso, e l’attività molto meno redditizia. Il problema, sottolinea Rondini, è che quando si tratta di opere in legno, si fa sempre un preventivo, e con un anticipo di mesi. «E noi non possiamo chiedere al cliente, al momento della consegna, un prezzo più alto del 10% di quanto era stato proposto originariamente. Finché si parla di due, tre punti percentuali ancora ancora, ma così è troppo». Rondini fa dunque pagare l’importo inizialmente concordato, pur rimettendoci di tasca sua: «Non posso pretendere una tale comprensione da parte della clientela, però è chiaro che sulla quantità va a incidere». Per i nuovi acquirenti il settore sta ora adattando le condizioni contrattuali, specificando che i prezzi sono variabili in base all’andamento della situazione di mercato.