La manifestazione, convogliata in Piazza Molino Nuovo, è stata in prevalenza pacifica.
LUGANO - Questo pomeriggio si è svolto il corteo indetto dal Centro Sociale il Molino. Il gruppo si è dato appuntamento alle 13.30 in Piazza della Riforma a Lugano per protestare contro le decisioni prese per l'ex Macello.
Prima dell'avvio, la partecipazione si annunciava più importante di quella a cui si è assistito negli ultimi giorni, con un presunto arrivo a Lugano di alcuni esponenti del Leoncavallo, il centro sociale autogestito di Milano, e del movimento antifascista Antifa di Zurigo. Quest'ultimo gruppo ha reso nota la sua partecipazione all'odierno corteo di protesta tramite social, con degli slogan che non facevano presagire niente di buono: «Sie werden teuer bezahlen, sie werden alles bezahlen», «La pagherete cara, la pagherete tutta».
Oltre alla polizia ticinese, sul posto c'erano anche gli agenti della polizia romanda, come già accaduto settimana scorsa.
La diretta video è andata in onda su piazzaticino.ch e sui canali social di Tio/20minuti: Facebook e YouTube.
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La protesta ha preso avvio con qualche minuto di ritardo e nella zona della Piazza Riforma si sono ben presto radunati centinaia di manifestanti, muniti di cartelloni e bandiere. Non mancano anche alcuni veicoli modificati per l'occasione.
Stesi sulla strada anche alcuni striscioni: «Chi attacca le nostre case deve aspettarsi il controllo del sistema» e «Attenzione, siamo pericolosi. Abbiamo ideali e cuori potenti».
«Il Molino non si tocca» - Davanti al lungolago risuonano tamburi, e centinaia di giovani e meno giovani si mescolano nella protesta, che mantiene una forma pacifica. Si sente parlare anche in francese e in tedesco, il ritmo degli strumenti diventa sempre più incalzante mentre i manifesti si moltiplicano: «Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa dovere», «Il Molino non si tocca». «Contro ogni repressione libertà e autogestione». Tantissime le persone venute ad assistere al corteo, che osservano e scambiano opinioni.
Gli interventi - Nell’aria volano bolle di sapone e palloncini colorati, mentre in sottofondo risuona “Generale” di Francesco De Gregori. E iniziano una serie d'interventi dei Molinari, che microfono in mano, fanno sentire le loro riflessioni: «Siamo in tantissimi e tantissime oggi, lo facciamo per noi e le nuove generazioni. Noi che sogniamo e abbiamo degli ideali e non ce li facciamo rubare da nessuno».
«Ci scusiamo per il disagio ma questa è la storia che ci coinvolge e che non possiamo trascurare. Questa è la vostra occasione per conoscerci meglio. Ci scusiamo per il disturbo... ma questa è una rivolta!».
Un governo che «spadroneggia» - Una donna denuncia «questo malgoverno, che spadroneggia, insulta e calpesta da troppo tempo tutto quello che non gli piace, tutto quello che non capisce, tutto quello che non riesce neanche a guardare per quanto è luminoso». «Il loro odio», esclama, «li seppellirà!».
«Ma quale dialogo?» - E una ragazza si esprime riguardo al dialogo che il Municipio ha dichiarato di aver più e più volte tentato d'instaurare con i molinari: «Ma di che dialogo state parlando? Un dialogo che è venuto sempre accompagnato da minacce di sgombero e demolizione».
I regni di "Re Giorgio" e "Re Marco" - Una coppia di mezza età racconta una storia al microfono, sottoforma di fiaba, dell’autogestione a Lugano, dal regno di “Re Giorgio”, alias l’ex sindaco della Città Giorgio Giudici, a quello di “Re Marco”, Marco Borradori. Questa la narrazione relativa allo sgombero e alla demolizione dell’ex Macello: «I regnanti chiamarono rinforzi dalle terre vicine e questa volta, per essere sicuri di risolvere il problema, mandarono dei mostri di metallo a mangiarsi la casa delle creature luminose. I regnanti non avevano capito però che le idee luminose sono più forti delle ombre, dei soldati, delle loro armi e anche dei mostri di metallo, e che avrebbero continuato a esistere dappertutto, anche solo sotto un tetto di sole e di stelle». Uno dei molinari ringrazia poi pubblicamente tutti i non italofoni, venuti «da tutto il mondo» per sostenere la loro causa.
Chi danza e chi sfila - Dopo gli interventi, la manifestazione prende due forme principali: la prima è una vera e propria festa danzante, che si anima intorno a un furgone che suona musica techno a massimo volume. La seconda è la sfilata del corteo di protesta, che si muove come un unico corpo in direzione del Palazzo dei congressi.
Ore 15.45: la testa del Corteo arriva davanti al Parco Ciani - La testa del corteo, arrivata davanti al Parco Ciani, è guidata da ragazzi vestiti in nero e incappucciati, che, secondo loghi e canti, apparterrebbero a gruppi antifascisti. Questi i cori davanti al Casinò di Lugano: «Lugano borghese vaffa..!», «Questo palazzo non serve un ca..!», «Non ci avrete mai come volete voi».
Fumogeni e petardi - Il corteo si sposta ora lungo il Cassarate. La strada è stata bloccata al traffico dalla polizia. «Il Molino non si tocca, lo difenderemo con la lotta» risuona in tutta Lugano, mentre vengono accesi i primi fumogeni e petardi.
Un migliaio di persone - Il corteo vira su via Serafino Balestra, sfilando davanti all’Istituto Elvetico, e sembra ormai essere composto da almeno un migliaio di persone. Il coro viene condito da altri fumogeni: «Siamo tutti antifascisti!».
Nel frattempo la zona di Piazza Castello è stata imbrattata da diverse scritte (vedi foto): «Sgomberate i nostri sogni, occupiamo i vostri incubi» recita una di queste.
Traffico bloccato - La polizia segue a distanza il corteo, anticipandone il cammino e bloccando il traffico a mano a mano. Nel frattempo inizia piovere su Lugano, ma la protesta, che continua in maniera pacifica, non si ferma.
Piazza Molino Nuovo - La tappa finale del corteo sembra essere Piazza Molino Nuovo, dove i manifestanti si stanno ora fermando.
Live concluso