L'estensione della campagna proposta dal Consiglio federale è ben vista dal direttore della Camera di commercio ticinese
LUGANO / BERNA - «Non rimandare: fatti vaccinare». A meno di un anno dall'inizio della campagna di vaccinazioni, ora le inoculazioni procedono a rilento in tutta la Svizzera. Sinora a livello nazionale il 50% della popolazione ha ricevuto due dosi (poco più del 54% in Ticino). Una percentuale troppo bassa per evitare una nuova ondata, secondo gli esperti. E quindi le autorità cercano di convincere gli indecisi con un nuovo slogan.
Le dosi disponibili sono però molte (solo per il 2021, la Confederazione ne ha ordinate quasi venti milioni). E chi desiderava farsi vaccinare, ha potuto farlo. Ecco quindi che il Consiglio federale ha deciso di fare un passo in più, proponendo l'estensione della campagna di vaccinazione anche a chi non vive in Svizzera ma la frequenta regolarmente. Nello specifico: i lavoratori frontalieri e i cittadini elvetici espatriati (e, in questo caso, anche i membri del loro nucleo familiare).
Dato che i frontalieri si trovano regolarmente su suolo elvetico, la Confederazione intende farsi carico dei costi per la vaccinazione, in quanto anche loro «possono influenzare l'andamento della pandemia» nel nostro paese. Una riflessione, questa, condivisa da Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio ticinese: «L'estensione della campagna rientra nell'ottica di proteggere al massimo tutte le persone sul territorio».
Nelle scorse settimane, lo ricordiamo, anche negli ambienti scientifici ed economici svizzeri qualcuno aveva avanzato la proposta di un obbligo di certificato Covid per i dipendenti. Valentin Vogt, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori, aveva parlato di un «trattamento preferenziale» per i vaccinati.
Al momento in Svizzera la vaccinazione dei frontalieri è possibile soltanto in seno al settore sanitario. Un'estensione della campagna potrebbe forse portare a un aumento della pressione da parte delle aziende sui dipendenti, in particolare in quegli ambiti in cui si contano molti lavoratori provenienti da oltre confine? «È difficile da dire» afferma Albertoni, secondo cui comunque non ci sarebbero segnali in tal senso. «Dipenderà anche dall'evolversi della situazione pandemica: posso immaginare che con un peggioramento, possa anche aumentare la pressione».