Contagi in aumento, in Ticino servono nuovi posti di terapia intensiva. Il vice-capo area medica dell'Eoc è preoccupato
Mattia Lepori: «Siamo favoriti dall'alto tasso vaccinale e dalla vicinanza con l'Italia. Ma dobbiamo prepararci». Il 2G "alla svizzera" per l'esperto rischia di trasformarsi in un boomerang
BELLINZONA - Il Cantone non vuole chiudere bar e ristoranti. In compenso i pronto soccorsi iniziano ad abbassare la serranda. Quello dell'Italiano di Lugano sospenderà da questa sera le attività "fino a nuovo ordine", ha reso noto ieri l'Eoc. E non è esclusa la chiusura temporanea di altre strutture prima di fine gennaio.
Contagi in crescita - Il motivo: l'Ente ospedaliero «ha bisogno di spostare nei reparti Covid risorse mediche e dispositivi per creare nuovi posti letto in cure intense» ha spiegato ieri il portavoce Matteo Tessarollo. Tra mercoledì e giovedì l'ufficio del medico cantonale ha registrato 271 nuovi contagi, i pazienti ricoverati sono 102 (14 in cure intense). Di questi 81 si trovano in strutture pubbliche (11 in cure intense).
Decisione sofferta - «Le ospedalizzazioni crescono anche se più lentamente rispetto al passato» commenta a tio.ch/20minuti Mattia Lepori, vice-capo area medica dell'Eoc. «L'aumento delle infezioni impone di prendere decisioni che, da parte nostra, sono molto sofferte ma necessarie». Non si prevede (per ora) il rinvio di operazioni non urgenti e l'attivazione del triage, con la precedenza ai malati Covid: la situazione sanitaria in Ticino resta comunque migliore rispetto ad altri cantoni e in confronto a dicembre 2020, quando erano stati chiusi tre pronto soccorsi su sette, due maternità e sei sale operatorie.
Il fattore Italia - «È la prova del fatto che il vaccino funziona» spiega Lepori, ricordando che al momento il 90 per cento dei ricoverati in terapia intensiva in Ticino non è vaccinato. «Se si considera che la stragrande maggioranza della popolazione ticinese è ormai vaccinata, il dato è significativo. I contagi sono diffusi soprattutto nelle fasce giovani della popolazione, con minor rischio di ricovero». Un altro elemento che gioca a favore del Ticino «è la situazione positiva nella vicina Italia, dove l'alto tasso di vaccinazione e le misure più rigide hanno dato i loro frutti».
2G poco scientifico - A proposito di misure, gli occhi sono puntati ora sul Consiglio federale. Il timore è che gli inasprimenti proposti dal governo «potrebbero in ogni caso rivelarsi insufficienti» avverte Lepori. «Il vizio di fondo è che l'immunità di dodici mesi per i vaccinati e per i guariti non ha basi scientifiche». Questo presupposto del certificato Covid rischia di «inficiare l'efficacia della regola delle 2G almeno in Svizzera» teme l'esperto. «In altri paesi i requisiti del certificato sono meno larghi, nessun paese ad esempio riconosce l'immunità a chi è positivo ai test degli anticorpi».
«Un boomerang» - In Austria, Belgio e Olanda l'introduzione del 2G è stata accompagna «da altre misure assai più stringenti come lockdown divieti, obblighi vaccinali». La via "light" che sembra prevalere al momento in Svizzera potrebbe rivelarsi «un boomerang». E le chiusure di locali pubblici l'unica soluzione sicura. Per non dover chiudere di nuovo gli ospedali.