Gobbi sulla cantonalizzazione del servizio: «Un passo storico. L'attuale organizzazione si basa su una legge del 1803».
Non sono mancate alcune remore da parte dei Comuni, soprattutto i più piccoli. Il nuovo messaggio sarà ora sottoposto all’esame parlamentare.
BELLINZONA - Una nuova autorità giudiziaria, organizzata e gestita da un collegio giudicante. Il Governo ticinese - su proposta del Dipartimento delle istituzioni – ha approvato il messaggio riguardante la Riforma dell’organizzazione delle Autorità di protezione (ARP).
Oltre 200 attori - Una riforma condivisa dai due livelli istituzionali coinvolti, il Cantone e i Comuni, dopo una consultazione che ha toccato oltre 200 attori interessati e che vuole raggiungere l’obiettivo di migliorare la risposta dello Stato in un ambito molto delicato della nostra società a tutela delle fasce più fragili della popolazione: anziani e giovani in situazione di difficoltà.
«Un passo storico» - Dopo la discussione del messaggio in Gran Consiglio, la riforma delle ARP dovrà essere avallata dal popolo, attraverso un voto che modificherà la Costituzione ticinese con la creazione delle nuove Preture di protezione. «Un passo storico, se si pensa che l’attuale organizzazione discende ancora dalla Legge organica sulle municipalità del 1803», ha sottolineato il direttore del DI, Norma Gobbi.
Il ruolo dell'autorità d protezione - L’autorità di protezione dei minori e degli adulti è l’autorità più incisiva del nostro ordinamento, con un intervento importante sui diritti fondamentali delle persone, toccando la libertà personale, l’autonomia privata e la vita famigliare, allorquando l’adulto o il genitore non possono o non riescono a provvedere alla protezione propria e dei figli. In tal caso l’autorità interviene con misure di curatela, con misure ambulatoriali, con ricoveri a scopo di assistenza, con la privazione dell’autorità parentale o del diritto di determinare il luogo di dimora, oppure con il collocamento in un istituto o in una famiglia affidataria. Attualmente tali decisioni sono esercitate dalle 16 Autorità di protezione presenti sul territorio cantonale, con un’organizzazione amministrativa di tipo comunale e intercomunale. La proposta che il Governo cantonale oggi sottopone al Parlamento è quella d'istituire una nuova Autorità giudiziaria specializzata nel diritto di Protezione, ossia le Preture di Protezione.
Circa 12 mila decisioni l'anno - Per capire la delicatezza di questo ambito e dunque la necessità di garantire la massima professionalità ed equità di trattamento su tutto il territorio ticinese bastano alcune cifre: le ARP prendono complessivamente 12 mila decisioni all’anno; alla fine del 2020 nel Canton Ticino vi erano 6'224 misure di protezione in essere, che toccavano 4'810 adulti e 1’414 minori. Le 16 ARP hanno sempre operato e operano con impegno e responsabilità in questo settore. Un’autorità tutoria il cui funzionamento è garantito in modo encomiabile dai Comuni.
Obiettivi e modalità d’azione - Nel corso di una conferenza stampa, il Direttore del DI e la direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti hanno presentato nel dettaglio gli obiettivi e le modalità con cui si intende implementare la riforma.
Un trasferimento di competenze - In particolare il Consigliere di Stato Norman Gobbi ha evidenziato come l’istituzione delle Preture di protezione comporterà il trasferimento di competenze dai Comuni al Cantone. In questo senso la riforma è inserita di principio in “Ticino 2020” e dal profilo finanziario ossequia i dettami sanciti dal progetto nell’ottica della neutralizzazione dei costi nell’ambito della revisione generale delle competenze e dei flussi finanziari tra Cantone e Comuni. L’onere netto a carico del Cantone con questa riforma è stimato a 19,6 milioni di franchi.
Quattro preture per altrettanti pretori - Come ha sottolineato la direttrice della Divisione della giustizia, Frida Andreotti, verranno create 4 Preture di protezione, dirette da 4 Pretori di protezione, distribuite sul territorio cantonale tramite delle Sezioni dislocate, per garantire un servizio anche di prossimità al cittadino.
90 posti a tempo pieno - Il calcolo fatto dal Dipartimento delle istituzioni porta a ritenere che le future 4 Preture di protezione avranno bisogno in totale di 90 unità di lavoro a tempo pieno. Le decisioni saranno prese tramite i collegi giudicanti composti da 3 persone: il Pretore di protezione o il suo aggiunto e due membri specialisti, uno in ambito psicologico/pedagogico e uno in ambito di lavoro sociale. Per le collaboratrici e i collaboratori amministrativi delle Autorità regionali di protezione è previsto, con il loro consenso, il passaggio dai Comuni al Cantone, che sarà regolato da un’apposita convenzione allestita in collaborazione tra Cantone e Comuni e con il coinvolgimento dei sindacati.
Dal Parlamento al Popolo - Il nuovo messaggio sarà ora sottoposto all’esame parlamentare e verrà discusso prima dalla Commissione giustizia e diritti che ha già costituito una Sottocommissione ad hoc e in seguito dal plenum del Parlamento. L’approvazione della riforma, come detto, comporterà una votazione popolare per modificare la Costituzione cantonale con l’introduzione delle Preture di protezione nell’ordinamento giudiziario ticinese.
Remore e tempistiche - Non sono mancate remore da parte dei comuni nei confronti di questo progetto. «Avevamo proposto un sistema astratto per il pretore di famiglia. È stato quello più criticato - ha sottolineato Frida Andreotti -. Giuridicamente presentava dei problemi. Alcuni comuni hanno sollevato il problema della figura del delegato comunale, i comuni piccoli reputano questa figura come fondamentale. Ciò che è stato spiegato è che il diritto federale impone che non vi siano più persone che non hanno i requisiti per svolgere determinate funzioni. Ora stiamo andando avanti nella direzione di chiarire il ruolo dei Comuni nelle fasi che precedono l'intervento dell'Autorità».
La data inizialmente auspicata del 2024 per la "messa in esercizio" della nuova Autorità viene infine vista come «ottimistica». «Sarà forzatamente dopo e dipenderà da come vorrà procedere la Commissione», ha concluso Andreotti.