L'azienda del delivery esprime rammarico per l'interruzione delle trattative con i sindacati
Intanto il Partito Comunista appoggia i dipendenti: «Non vogliamo forme di moderna schiavitù in Ticino!»
LUGANO - «È assai poco comprensibile come l’interesse di un piccolo numero di collaboratori (all’odierna manifestazione in piazza ne erano presenti 8), abbia potuto giustificare un irrigidimento della posizione sindacale». È il passaggio più “velenoso” della presa di posizione con cui Divoora esprime «rammarico» per la decisione di Unia e OCST di interrompere la trattativa in corso. Una decisione che i sindacati hanno annunciato oggi, durante una conferenza stampa in Piazza della Riforma, alla presenza di alcuni dipendenti di HSH Delivery Sagl (meglio nota come Divoora).
L’azienda ricorda che è trascorso «solamente poco più di un mese da quando la trattativa era iniziata: la prima riunione tra le parti è infatti del 16 novembre scorso». Entrambe le parti avrebbero meritato, si legge nel comunicato stampa, «di potere beneficiare di ancora alcune settimane di lavoro, per cercare di perfezionare punti di intesa che, a mente di Divoora, avrebbero potuto essere raggiunti».
Al numero delle persone che oggi hanno manifestato, l’azienda contrappone i suoi 170 dipendenti, tra cui 145 driver. «Il numero di coloro che si sono rivolti ai sindacati è tuttora sconosciuto» rileva l’azienda, che critica il silenzio «strumentale» dei sindacati sull’accordo raggiunto con la parte di lavoratori che hanno Divoora come unico impiego. «Per la stragrande maggioranza dei driver - sottolinea l’azienda - si tratta invece per lo più di un lavoro accessorio e irregolare, svolto da studenti, da lavoratori come seconda occupazione, i quali hanno una forte necessità di flessibilità, ovvero di poter decidere quando e quanto lavorare. Tutti i driver sono sempre stati retribuiti nel pieno rispetto delle norme legali in vigore».
Divoora conclude dicendosi «aperta al dialogo con la parte sindacale», ma «per contro non disposta a soccombere ad ultimatum che non sono d'interesse di tutti i suoi numerosi collaboratori». L’azienda afferma di volersi impegnare per «tutelare la maggior parte dei propri dipendenti, che oggi viene contrapposta agli interessi di una minoranza di essi».
«Non vogliamo forme di moderna schiavitù in Ticino!» - Intanto giungono i primi messaggi di sostegno nei confronti dei dipendenti di Divoora. «In questo particolare settore si sta delineando sempre più una forma di moderna schiavitù, che soprattutto in Ticino sta raggiungendo livelli di sfruttamento inauditi», sottolinea il Partito comunista ticinese. In una risoluzione i comunisti sostengono le condizioni poste dai sindacati per riaprire le trattative, quali il pagamento dei tempi d’attesa e il beneficio di un orario minimo di lavoro per i lavoratori con meno diritti. «Ma ovviamente non basta e bisogna semplicemente abolire la paga al minuto», concludono.