La testimonianza di uno storico parrucchiere e il parere del sindaco Mastromarino
Tony del salone il Tocco Magico: «Molto dipenderà da quanto gli altri colleghi applicheranno la misura e dai controlli»
LAVENA PONTE TRESA - Un nuovo colpo di forbice agli incassi. Per i parrucchieri della fascia di confine oggi era il primo giorno di Green pass obbligatorio. «Quelli che sono arrivati ce l’avevano tutti - dice Tony titolare del salone per uomo e bambino, il “Tocco Magico”, situato nel cuore del paese -. Ma i clienti tosti - prosegue - devono ancora arrivare». Il vero test per capire quanto la nuova misura inciderà sugli affari si avrà solo questo sabato: «Di sicuro ci sarà un impatto. Dopodiché dipenderà da quanto gli altri colleghi applicheranno la misura. Anche perché era già successo, quando si poteva entrare solo due per volta, che altri parrucchieri avessero il salone pieno. Ci dovrebbe essere un bel controllo e dovremmo, soprattutto, remare tutti assieme». Di sicuro, il nuovo obbligo si farà sentire, secondo il parrucchiere: «L’introduzione del Green pass equivale a una mezza chiusura. Mi dicono che in paese sono tanti a non averlo fatto». Voci di parrucchiere, che però sono solitamente ben informati. Qui, in ogni caso, si continua a fare grande affidamento sui ticinesi: «Senza di loro Ponte Tresa non esisterebbe».
La nostalgia delle code - Ventitré anni di attività, di cui gli ultimi due flagellati dalla pandemia, Tony ha una percezione forte del cambiamento: «Anche ora che abbiamo ripreso a lavorare… Ponte Tresa è cambiata - dice -. C’è qualcosa che si è perso del vecchio paese. C’è molto meno movimento. Io sono nato qui è ricordo bene le code di auto alla domenica mattina. Non ci sono più. Ormai a Ponte ci sono solo ristoranti, parrucchieri ed estetisti. Mancano i negozi di abbigliamento e scarpe che sono praticamente spariti».
Il sindaco: «Solo norme di buon senso» - Dalla visione del singolo a quella complessiva del sindaco di Lavena Ponte Tresa. Per Massimo Mastromarino le novità odierne (che toccheranno anche altre attività commerciali) avranno un impatto, ma non stravolgeranno la situazione nel paese di confine: «Per noi è fondamentale che rimanga in vigore la possibilità di spostarsi liberamente nella fascia dei 60 km dalla frontiera. Il cittadino ticinese se vuole venire in Italia è liberissimo di farlo ed è libero anche per quanto riguarda alcuni servizi essenziali (penso alla spesa)». Per tutto il resto, continua il sindaco, «si chiede semplicemente che ci sia un minimo di garanzia in più, quindi il Green Pass base o almeno un tampone. Io credo che tutto sommato siano delle norme di buon senso. Del resto anche in Ticino per andare al ristorante occorre il Pass. Stiamo semplicemente mettendo a regime delle norme che nella consuetudine già ci sono». Quanto invece manchi oggi a Ponte Tresa per tornare al regime di clientela precedente la pandemia, secondo Mastromarino: «In certi settori siamo ancora sotto di un 20 per cento. Ma viviamo ancora in uno stato d’emergenza ed è comprensibile. Dopodiché se penso ai supermercati, vedo i carrelli pieni e molte automobili targate Ticino. A risentirne sono quei settori che non hanno a che fare con i beni di prima necessità o con i servizi essenziali».