La Fondazione per la Protezione dell'infanzia lancia l'allarme. I giovanissimi in Ticino «sempre più esposti sul web».
Dipendenza da internet, cyber-bullismo e tentativi di adescamento sui social: l'esperta Lara Zgraggen ha raccolto testimonianze «fin dalla quarta elementare»
LUGANO - Lara Zgraggen gira le scuole del Ticino da 13 anni e ha visto di tutto. Bullismo, shaming, adescamenti. Le capita di raccogliere testimonianze di ogni tipo. «Il mio compito è sensibilizzare e prevenire, ma - racconta – ci sono situazioni in cui le cose sono già accadute o stanno accadendo da tempo».
Zgraggen ha vissuto diversi momenti forti: le è capitato di sentire dei racconti di video intimi che raffiguravano coetanee o compagne di scuola. Non per questo l’approccio della Fondazione per la protezione dell'infanzia (Aspi) è quello di demonizzare la tecnologia. «Si tratta di creare consapevolezza, anche alla luce del fatto che sebbene in crescita il fenomeno di ragazzi in difficoltà con la tecnologia resta per ora contenuto».
È anche per prevenire casi simili che l'Aspi ha creato il programma di prevenzione e-www@i!. Dal 2012 a dare manforte al team ASPI nelle scuole vanno anche gli informatici della Swisscom, che spiegano ai ragazzi i rischi tecnici e legali associati alle nuove tecnologie. Un bilancio dei primi dieci anni di attività è stato presentato ieri dalla Fondazione. «Negli ultimi anni l'utilizzo dei social tra i giovanissimi è cresciuto esponenzialmente» spiega l'esperta. «Ci imbattiamo talvolta in bambini di 9 anni che passano ore sul web e hanno già centinaia di follower. L'esposizione è notevole e precoce e comporta grossi pericoli».
Il rischio per i giovani non è solo di perdere tempo. «Ci sono bambini e ragazzi che raccontano di passare diverse ore al giorno al telefonino. Li sensibilizziamo sulla necessità di limiti e regole e meccanismi che permettano di segnalare agli adulti se un compagno si isola o sembra perdere il contatto con la realtà». Nelle loro "vite online" può così capitare che i minorenni facciano brutti incontri: le segnalazioni di sexting e di tentativi di adescamento da parte di adulti «non sono da sottovalutare» avverte Zgraggen. «Dopo la pandemia i problemi legati all’adescamento e alle proposte sessuali sono aumentati».
Di regola le proposte vengono respinte, tranquillizza l'esperta. «In questo modo tuttavia i giovanissimi entrano in contatto in modo distorto con un mondo della sessualità a cui non sono preparati». Qualcosa di simile avviene anche con la pornografia. Un altro fenomeno emergente è quello dello "shaming", la denigrazione pubblica che si travasa dalla scuola ai social. «Succede nei gruppi Whatsapp di classe, che esistono ormai in tutte le scuole, oppure sui social come TikTok dove un video pubblicato per cercare approvazione può trasformarsi nell'occasione di un feroce attacco collettivo» racconta Zgraggen. «In questi casi raccomandiamo anche a chi subisce o vuole intervenire in difesa della vittima di astenersi dai commenti e avvertire un adulto. La segnalazione alla scuola o un adulto di riferimento é una soluzione efficace». A patto che oltre ai ragazzi, anche gli adulti siano preparati.