Il primario del Neurocentro Claudio Städler: «Attenzione alla pressione alta, ma anche a quella troppo bassa»
La medicina negli ultimi anni ha fatto passi da gigante: «Ora la prognosi è nettamente migliore, rispetto al passato»
LUGANO - In quest'estate 2022 stiamo vivendo periodi molto caldi, canicolari, con alte temperature che hanno effetti sull'ambiente, sulle persone e sugli animali. Tra i pericoli a cui devono fare attenzione le persone, in particolare gli anziani, c'è anche quello degli ictus.
È un allarme lanciato recentemente dagli esperti tedeschi in materia, che suggeriscono una correlazione con il caldo e mettono in guardia gli anziani dagli ictus. «Il caldo porta ad una mancanza di liquidi, e quindi aumenta la viscosità del sangue, ciò che aumenta il rischio per gli ictus ischemici», riferisce la società tedesca per l'ictus (DSG).
Per capirne di più, ne abbiamo parlato con il primario dell'Istituto di Neuroscienze Cliniche della Svizzera Italiana (INSI) presso l'Ospedale Civico di Lugano, il dottor Claudio Städler.
Il caldo influisce sugli episodi di ictus? Avete notato un aumento dei casi in estate?
«Il caldo molto intenso può favorire effettivamente determinate cause di ictus. Quest'ultimo può ad esempio essere causato da variazioni della pressione sanguigna o disturbi del ritmo cardiaco, e questi possono essere più frequenti nei periodi di caldo importante. In ogni caso, nella nostra realtà non abbiamo visto un aumento dei casi eclatante, anche perché con il numero di casi che abbiamo è difficile percepire se c'è una variazione ad esempio del 15%. Di casi di ictus ce ne sono stati tanti quest'estate, ma ci sono periodi dell’anno in cui non è così caldo e in cui abbiamo avuto un numero equivalente di casi, quindi difficile dire se avvenuto in relazione ad altri fattori».
Chi è considerato a rischio?
«I fattori di rischio per l’ictus sono diversi, e ci sono quelli non trattabili: l’età, il sesso (i maschi sono un po' più colpiti), la predisposizione famigliare. L'età è poi un fattore di rischio importante per diverse complicanze legate al calore (si dice per questo agli anziani di non uscire ad esempio nei momenti caldi), e quindi le due cose si possono combinare: il calore può favorire delle fluttuazioni del sangue, aumentare il rischio di disturbi del ritmo cardiaco, e altre complicazioni che a loro volta possono portare all'ictus».
Che consigli date, in questo caso?
«Di seguire i consigli che si danno in generale quando ci sono periodi di grande caldo: evitare di fare sforzi e di uscire nei momenti di caldo più intenso, di idratarsi bene (bere sufficientemente), non bere alcool (che favorisce disturbi del ritmo cardiaco, soprattutto con il caldo), e di assumere alimenti freschi. Penso che se si seguono queste regole, i rischi di un ictus come di altre patologie cardiache si riducono alla norma».
Bisogna monitorare anche la pressione?
«In generale si dice di evitare la pressione alta, che è un fattore di rischio molto importante per gli ictus a lungo termine. Bisogna però stare attenti a evitare quelle troppo basse: in particolare d'estate bisogna adattare la terapia ipertensiva per evitare che le pressioni scendano troppo, perché anche questo può influire».
Come riconoscere un ictus, nelle prime fasi?
«I sintomi riguardano un mal di testa improvviso (come non lo si è mai avuto nella vita), disturbi della parola (difficoltà a pronunciare e a trovare le parole), disturbi della vista (non vedere in una parte del campo visivo) e poi disturbi della sensibilità (formicolio, debolezza da una parte del corpo: un braccio, una gamba, la faccia)».
Cosa fare all'apparizione dei sintomi?
«L’importante è non assumere medicamenti particolari o supplementari, e non bere alcool, ma stare fermi e tranquilli e se questi disturbi non regrediscono in pochi secondi il consiglio è quello di chiamare il 144, che ha un’organizzazione standardizzata, veloce e capillare che poi permette di trasportare i pazienti qui allo Stroke Center, dove ci sono una serie di terapie che possono essere praticate».
Quanti pazienti prendete in cura, all'anno?
«Noi curiamo circa 500/550 pazienti all'anno con disturbi circolatori cerebrali, è un numero importante. Da quando è stato aperto lo Stoke Center si sta sempre migliorando a livello di efficienza e di trasporto, e nell'ictus il tempo è fondamentale. Prima i pazienti arrivano, prima possono iniziare tutte le terapie della fase acuta dell'ictus, seguite poi dalla riabilitazione precoce».
Si sono quindi fatti grandi passi avanti, negli ultimi anni?
«C’è stato un enorme cambiamento negli ultimi dieci anni, anche negli ultimi 5-6 anni. Le terapie più importanti sono in particolare quelle che puntano a riaprire un vaso chiuso (tramite medicamenti, o catetere) a livello cerebrale (che è la causa di una parte degli ictus) e quindi si riesce a ristabilire un circolo sanguigno dove mancava. Ora la prognosi è nettamente migliore rispetto al passato, una volta era percepito un po' quasi come una condanna, oggi invece si possono fare tantissime terapie con risultati decisamente migliori».
Stroke Center
Come spiegato dall'EOC, lo Stroke Center è una struttura altamente specializzata che, nella fase acuta dei pazienti colpiti da ictus (stroke, malattie cerebrovascolari), offre una presa a carico multidisciplinare comprensiva di diagnosi rapida e approfondita, trattamento specializzato e riabilitazione neurologica precoce. Questi elementi sono fondamentali per contenere i danni potenzialmente generati dall’ictus, riducendo non solo la mortalità in modo significativo, ma soprattutto il rischio di dipendenza e disabilità severa nel decorso.