La richiesta arriva da una parte dei soci di Unitas sul caso degli abusi sessuali perpetrati da un ex dirigente su alcune donne.
BELLINZONA - «Rendete pubblici al più presto i dati dell’audit». La richiesta arriva direttamente da una parte di soci e volontari dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana (Unitas) che con una lettera inviata oggi al Consiglio di Stato chiede di conoscere i risultati sulla valutazione dei casi di molestie sessuali e mobbing perpetrati in passato da un ex dirigente di Unitas ai danni di alcune donne dell’Associazione.
L’audit è pronto da oltre un mese ed è sul tavolo della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del DSS. Il contenuto dell’intero dossier è top secret. Si tratta di documenti sui quali c’è parecchia attesa. Ricordiamo che sull’intera vicenda delle molestie sessuali e mobbing in casa Unitas ci sono in Governo due interpellanze inoltrate dal deputato Marco Noi.
Ora però i soci e i volontari Unitas, che hanno già hanno firmato lo scorso marzo la richiesta di dimissioni dei Comitati direttivi di Unitas, fremono e chiedono di poter visionare l’audit «che è stato allestito sotto la responsabilità del DSS, che così facendo ha estromesso la dirigenza di Unitas da qualsiasi forma di controllo sul documento, proprio perché è anche l’agire e il non agire dei vertici di Unitas ad essere oggetto dell’audit allestito dagli avvocati Raffaella Martinelli e Stefano Fornara».
Come si ricorderà i soci Unitas avevano chiesto le dimissioni dell’intero comitato dell’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, nonché dei membri delle due fondazioni “Tarcisio Bisi e Anita Gaggini” ed “Emma ed Ernesto Rulfo” legate alle attività di Unitas. «Alla nostra lettera del marzo scorso - fanno notare i soci - era stato risposto che, prima di prendere qualsiasi decisione, si sarebbe dovuto attendere il risultato dell’audit. Sono trascorsi nove mesi, l’Audit è stato allestito e consegnato, e noi utenti ciechi e ipovedenti di UNITAS, siamo ancora nella stessa situazione che, inutile dirlo, è parecchio scomoda».