Se lo chiede l'MPS facendo notare il ruolo che l'istituto e alcune sue società hanno nella realizzazione del mega progetto.
LUGANO - Il destino di Credit Suisse è appeso a un filo, quello di UBS. E la politica si divide sulla giustezza e l'opportunità dell'operazione. C'è chi invece è preoccupato delle ripercussioni che il terremoto finanziario avrà su progetti in cui è coinvolto l'istituto di credito e che riguardano il territorio: è il caso dell'MPS, che fa riferimento alla realizzazione del Polo Sportivo e degli Eventi (PSE).
Quello del PSE è un progetto «all’interno del quale il Credito Svizzero e alcune sue società giocano un ruolo assolutamente decisivo. Un crollo della grande banca svizzera - scrive l'MPS nell'interrogazione indirizzata a Consiglio di Stato - potrebbe far crollare oppure ritardare in maniera pesante la realizzazione del mega progetto immobiliare luganese, con buona pace di chi ne ha nascosto le evidenti fragilità in nome dell’interesse supremo dello sport».
L'MPS ricorda che «Credit Suisse controlla il PSE attraverso due società, la Credit Suisse Funds AG e la Credit Suisse Anlagestiftungen. La prima si occupa di gestione degli investimenti (gestione patrimoniale, mercati dei capitali, fondi, azioni, materie prime), la seconda rappresenta le società che gestiscono i patrimoni di oltre 1'000 casse pensioni, per un totale di attivi superiore ai 20 miliardi di franchi. Queste società sono i committenti del Palazzetto dello Sport, delle due Torri, del Blocco Servizi, dell’Edificio Sud e dei relativi autosili, dell’Edificio Ovest (palazzi residenziali) e relativo autosilo. Credit Suisse è dunque il committente dei 4/5 del PSE, ossia l’investitore imprescindibile dell’intera operazione immobiliare».
L'MPS fa poi notare che l’accordo di Partenariato Pubblico Privato (PPP) che regola i complessi rapporti commerciali e di proprietà alla base del PSE «impone ai partner privati di attestare di non essere in stato di crisi, insolvenza, liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta, concordato preventivo o altre procedure fallimentari».
In ballo, «ci sono centinaia di milioni di franchi che le cittadine e i cittadini di Lugano dovranno coprire in futuro. E decine di migliaia di utenti sportivi cittadini». L'MPS osserva infine che «se il Comune di Lugano avesse proceduto con un proprio investimento, quindi come committente e proprietario diretto, non solo avrebbe risparmiato milioni di franchi, ma avrebbe evitato di trovarsi in una situazione che rischia di minare o di ritardare pesantemente la realizzazione di questo progetto immobiliare».
Il partito pone dunque le seguenti domande al Consiglio di Stato e, indirettamente, al Municipio di Lugano:
Domande al Municipio:
- Le autorità cittadine come stanno affrontando la situazione? Quale Plan B stanno elaborando?
- Più in generale, come pensano di gestire la situazione qualora la crisi di Credit Suisse diventasse fosse irreversibile? E quali effetti, in termini di tempistiche, di costi e legali, comporterebbe il fatto che Credit Suisse passasse nelle mani di un’altra proprietà (UBS o altri gruppi finanziari)?
Domande al Consiglio di Stato:
- Come sta affrontando, congiuntamente alla Città di Lugano, la situazione? Quale Plan B si sta, eventualmente, elaborando?
- Più in generale, come si pensa di gestire la situazione qualora la crisi di Credit Suisse diventasse irreversibile?
- Quali effetti, in termini di tempistiche, di costi e legali, comporterebbe il fatto che Credit Suisse passasse nelle mani di un’altra proprietà (UBS o altri gruppi finanziari)?
- In definitiva, la crisi di Credit Suisse può essere fatale per il PSE?
- Non ritiene necessario, in attesa di conoscere lo sviluppo definitivo della situazione e le conseguenze per il progetto PSE, prendere subito le necessarie decisioni affinché venga rinviata la pubblicazione della decisione del Gran Consiglio relativa al versamento complessivo di 17 milioni per il progetto PSE?
In una seconda interrogazione rivolta al Governo, l'MPS chiede infine quali saranno le conseguenze dello smembramento di Credit Suisse per le sue strutture presenti in Ticino e cosa intende fare il Consiglio di Stato per evitare la perdita di posti di lavoro.