Le voci di docenti e studenti durante il presidio contro il taglio delle pensioni. Circa 150 i presenti a Lugano
LUGANO - Sono circa 150 i presenti davanti al piazzale del Liceo Lugano 1. Non solo i docenti, ma anche diversi studenti e delegazioni di altre sedi scolastiche hanno preso parte al presidio dei dipendenti pubblici contro l'abbassamento delle rendite dell'Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT).
Diverse le persone che si sono avvicendate al microfono per portare la propria voce, la propria testimonianza durante la manifestazione organizzata dall'Associazione ErreDiPi (Rete per la Difesa delle pensioni).
Le testimonianze
Abbiamo avvicinato alcuni tra i presenti per chiedere loro quali sono le preoccupazioni che li hanno spinti a scendere in piazza e a incrociare le braccia. «Insegno da più di vent'anni - ci spiega una docente -. Mi preoccupano tantissime cose, ad esempio la gestione del capitale della cassa pensioni: ha raggiunto 3 miliardi di deficit. Ci sono precise responsabilità che nessuno sembra volersi accollare», aggiunge.
Un altro insegnante è lì con il figlio piccolo sulle spalle: «Da una parte c'è la solidarietà per chi va in pensione e, dall'altra, c'è la volontà di mettere in luce un problema che c'è e che va affrontato insieme, di comune accordo», incalza.
Miriam, docente arti visive, parla dell'installazione, costruita con scatole di cartone messe una sopra l'altra (vedi foto), tutte in equilibrio precario: «È una metafora della cassa pensioni e del lavoro che il Governo ha fatto in passato. La torre risulta bruttina, pericolante e fragile».
«Ho aderito come tanti altri alla ErreDiPi. Statisticamente facciamo qualche ora di sciopero ogni 12 anni, rischio di non avere altre occasioni - sottolinea con ironia Luca, docente in pensione -. Tenete duro, la controparte non è intenzionata a concedere granché».
Massimo, docente anche lui, rimarca il diritto a manifestare: «Domani qualcuno si scatenerà contro di noi perché stiamo scioperando. Ci ritengono dei privilegiati. Ricordo che il diritto di sciopero è riconosciuto sia a livello federale che cantonale. Capiamo che possa arrecare dei disagi e mi scuso con gli studenti. Ma ci stiamo quindi avvalendo di un diritto sacrosanto».
Non solo docenti
Tra tanti adulti anche diversi giovani. «Stiamo combattendo per la stessa causa - sottolineano due studenti di 14 e 16 anni -. Non vorremmo poi trovarci, quando toccherà a noi andare in pensione, con meno soldi di quanti versati. Perché dobbiamo pagare noi se gli sbagli sono stati fatti da altri?», sottolineano.
«Non è guerra fra noi e il privato»
Tra i presenti anche Enrico Quaresmini, portavoce Erredipi, fiducioso ed entusiasta per l'elevata partecipazione: «Nelle scuole è attorno al 70%. Lo sciopero sta riuscendo bene e ringraziamo chi è qui per sostenerci». Quindi la precisazione: «Non è guerra fra noi e il privato: il nostro è solo un movimento di difesa dei lavoratori. La risposta che dobbiamo chiedere, al di là dei tecnicismi, è qual è la prospettiva di rendita. Da anni già stiamo pagando per un buco che si è creato non per colpa nostra. La materia è complessa, le cifre sono vertiginose, ma i soldi sono i nostri: abbiamo tutto il diritto di chiedere e sapere che fine fanno i nostri contributi. Sono contentissimo di questa mobilitazione, proseguiremo lungo questa strada».
La fine è prevista per le 14
La manifestazione continua. Nell'aria suonano le note di Hotel California prima e poi di una vecchia canzone degli Scorpions. Il presidio resisterà fino alle 14, poi riprenderanno le lezioni.