Un simposio domani (23 maggio ore 18:00) alla SUFFP - Scuola Universitaria federale per la formazione professionale -
LUGANO - Dimissioni, turnover, nuovi orizzonti professionali, "la vita prima di tutto", persino un "adesso basta": nel vocabolario e nel pantheon dei concetti che connotano il sempre più precario rapporto tra lavoro e lavoratore entrano sempre nuove definizioni. Anzi, sembra che la loro nascita sia direttamente proporzionale allo stato di disagio che il mondo dell'occupazione crea fra gli occupati.
La fedeltà al lavoro e a uno stesso luogo "sacrificale" perpetuato in là nel tempo è oggi considerata un po' alla stregua di quelle coppie da nozze d'oro: una rarità.
Il mondo del lavoro partecipa oggi del rito collettivo dell'instabilità, e mai come in questo tempo sono i più giovani a cercare di "schivare" l'ingranaggio, cambiando con una certa frequenza lavoro ma soprattutto ricercando il giusto equilibrio fra le ore da dedicare a una professione e quelle da riservare al tempo della vita.
Domani (23 maggio) a Lugano, alla Scuola Universitaria federale per la formazione professionale, va in scena un simposio che cercherà di fare luce sul gran teatro del mondo del lavoro e sul fenomeno "riposizionamento e fuga" da tempo in atto, con i "riflettori" provenienti dal pensiero di studiosi e ricercatrici che la materia l'hanno attraversata in lungo e in largo.
Come Francesca Coin, sociologa, autore del libro "Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita", e Sara Rossini, un Executive Master in Business Administration (EMBA) presso la SUPSI di Manno e fondatrice di Fill-Up, prima azienda svizzera a offrire dei programmi di Coaching personalizzati per apprendisti e aziende formatrici.
La grande incertezza che affligge oggi chi si affaccia al mondo del lavoro ha a che fare anche con il tipo di relazione che viene ad instaurarsi dopo un po' con l'occupazione trovata: «Le dimissioni volontarie nei soli Stati Uniti ha portato 48 milioni di lavoratori a lasciare il lavoro nel 2021 e 50 milioni nel 2022» scrive nel suo libro Coin, e il punto sta nel capire proprio «da cosa nasce l'attuale disaffezione al lavoro e quali riforme sono possibili per restituire qualità al tempo del lavoro e al tempo della vita» sostiene la sociologa.
Il clima che si respira viene comunque anche confermato ad esempio dalle agenzie interinali e dagli analisti di settore che sottolineano come il turn-over sia sempre più frequente e che una delle prime domande che si sentono rivolgere dai più giovani è se si lavora il sabato e la domenica. Tempo per la vita, please.
Ma il cambio di lavoro spesso si traduce in un cambio di vita: le dinamiche personali governano oggi più che in passato quelle professionali, agiscono, reindirizzano.
La lista di giovani banchieri, ex manager, affermati professionisti ma anche semplici impiegati un tempo ben saldi sulle proprie convinzioni lavorative e oggi "titolari" di una qualche ascetica vita in amene località del pianeta, è lunga così.