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Cinghiali? No, cornacchie. «Colpa della Popillia»

CANTONECinghiali? No, cornacchie. «Colpa della Popillia»

09.09.24 - 09:00
Campi devastati nel Luganese e nel Mendrisiotto. Lardelli di Ficedula: «Un problema sul quale occorre intervenire con tempestività»
Lettore Tio/20Minuti
Cinghiali? No, cornacchie. «Colpa della Popillia»
Campi devastati nel Luganese e nel Mendrisiotto. Lardelli di Ficedula: «Un problema sul quale occorre intervenire con tempestività»

LUGANO - Di primo acchito verrebbe da pensare al passaggio di un branco di cinghiali. Ma le immagini inviateci da un lettore mostrano una situazione ben diversa. E decisamente inusuale. A distruggere il campo di calcio delle Medie di Barbengo, sono stati degli uccelli, apparentemente dei corvi. 

O, meglio, delle cornacchie, come ci tiene a precisare Roberto Lardelli, presidente di Ficedula (l'Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana).

Non ci mette la mano sul fuoco Lardelli, ma ha un sospetto: «Credo che questi volatili stiano cercando le larve della Popillia. È molto probabile che sia così. Situazioni simili sono già state segnalate nella vicina Lombardia e di recente sono note devastazioni di campi nel Mendrisiotto».

Un insettino molto pericoloso - L’origine del problema, all’apparenza un semplice insettino, è un problema in sé. Probabilmente molto più grande del campo devastato dallo stormo affamato. Il Coleottero giapponese (Popillia japonica) è infatti una sorta di scarabeo verde metallizzato originario dell’isola giapponese di Hokkaidō. Il primo ritrovamento in Svizzera risale al 2017. Capace di provocare ingenti danni in agricoltura e nel verde pubblico, questo coleottero è regolamentato come "organismo da quarantena prioritario", ed è quindi soggetto all’obbligo di lotta e segnalazione al Servizio fitosanitario.

Anche Lardelli se ne sta occupando attivamente. Nello specifico, tracciando quelle specie che se ne nutrono garantendo in qualche modo una sorta di controllo della Popillia: «Sto lavorando per identificare le specie più efficaci, quelle che si nutrono sia dell'insetto adulto che di quello in forma larvale. Lo sto facendo da dieci anni - una pubblicazione al riguardo uscirà a breve -, già qualche mese dopo aver appreso della scoperta di questa specie a Turbigo, in Italia. Ho capito subito che sarebbe diventato un problema enorme anche da noi».

La diffusione? «Non è colpa nostra» - E un problema lo è diventato davvero. Da allora il coleottero si è diffuso in Ticino, e non solo. «In Svizzera interna hanno provato ad addossare il problema a noi ticinesi, senza accorgersi che la Popillia è arrivata anche in Piemonte, e da lì è stata portata in Vallese. E si sta spostando sempre più a nord».

L'importanza dei predatori - Insomma, se da una parte le cornacchie hanno distrutto un campo, hanno offerto anche un servizio. «Nell'attesa che la natura faccia il suo corso, e vengano a crearsi meccanismi di autoregolazione, bisogna discutere di biodiversità. Perché è proprio la biodiversità ad offrire strumenti di controllo». Lardelli di specie in grado di frenare l'ascesa del coleottero giapponese ne ha trovate una trentina, più altri vertebrati. «Ma saranno almeno un centinaio. Vanno riconosciute, studiate. Va valutato l'impatto che queste possono avere». Un lavoro che richiede tempo e fondi, ovviamente. L'alternativa sono i prodotti fitosanitari. «Che riducono la percentuale di queste larve, ma per ora non risolvono il problema». 

Insomma, un lavoro sinergico sarebbe l'ideale. Anche perché gli stessi uccelli, a loro volta, possono risultare problematici. «Quello del campo di calcio è un esempio banale. Ben più grave è quando questi stormi, attirati proprio dalla Popillia, gravitano nei campi vicini alle piste degli aeroporti. Il rischio di "bird strike" si fa importante». 

Non ripetiamo l'errore fatto con il lupo - Per Lardelli prevenire è meglio che curare. «Non facciamo come è stato con il lupo. Ficedula segnalava il problema in tempi non sospetti. È stato sottovalutato, con le conseguenze che ora conosciamo tutti».

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