
Riunioni notturne, cambi di rotta, alternative da trovare in poco tempo. Quanti imprevisti (anche) sul set del secondo "Frontaliers".
AIROLO - «Abbiamo dato un'occhiata alle previsioni meteorologiche e ci siamo detti che bisognava cambiare strada». Barbara Barbarossa, attrice e co sceneggiatrice del nuovo "Frontaliers" racconta un singolare retroscena delle riprese in corso presso la caserma del Motto Bartola ad Airolo. È il giorno numero 22. Da inizio maggio si entrerà poi nella fase di montaggio e produzione. Fino all'uscita nelle sale prevista per il periodo pre natalizio.
Dall'esterno all'interno – «Anche io – sottolinea Mariangela Marletta, direttrice della fotografia – ho fatto pressioni al regista Alberto Meroni affinché quella scena inizialmente prevista all'esterno fosse girata all'interno. E probabilmente il film ne beneficerà».
Discussione costante – "Frontaliers Sabotage" raccontato da un altro punto di vista. Quello degli imprevisti. Sul set non mancano davvero mai. Alberto Meroni ne sa qualcosa. «Il clima meteorologico è il nostro nemico numero uno – afferma –. E tu sai che se decide di cambiare, non puoi piangerti addosso. Anzi. Devi essere capace di trasformare l'avversità in una ricchezza. Noi discutiamo costantemente. Lo scheletro della sceneggiatura naturalmente resta sempre quello. Ma restiamo aperti a tutto. Fare un film presuppone un'analisi costante della situazione e del contesto in cui ci si trova».
Flessibilità – «Bisogna essere bravi a cambiare in corso d'opera – commenta Barbara Barbarossa –. Il cinema è anche questo. E se non sei flessibile, non puoi fare questo mestiere. Basti pensare agli orari, che non esistono. Magari prevedi di fare una scena in un'ora, ma poi capita che te ne servano due».
Budget e ordine – Tempi che si dilatano. Ma non troppo. «Perché – fa notare Giovanni Greggio, assistente di regia – il tempo è direttamente connesso al budget. Dobbiamo stare sempre attenti. Il mio ruolo sul set è quello di dettare i ritmi. Devo avere tutto sotto controllo. Ridurre gli imprevisti al minimo. Proprio per fare in modo che non si sfori troppo».
Gente che scompare – La parola imprevisto fa parte del vocabolario di chi lavora nel cinema. È un dato di fatto. «Abbiamo dovuto girare delle scene sequenziali in una chiesa per due giorni di fila – rammenta Marletta –. Il primo giorno avevamo 50 comparse. Il secondo solo 30, a causa di un disguido. La chiesa il secondo giorno rischiava di sembrare semi vuota. Però si è trovata la soluzione grazie al diverso posizionamento delle persone. Geniale».
L'auto che si guasta – «Io ho un problema con le auto d'epoca – sorride Meroni –. Si rompono. O si spengono. C'è stata una scena in cui la macchina si è guastata prima di una discesa. Come avremmo dovuto fare? Mica potevamo portarla in garage e aspettare. L'abbiamo spinta. Creando un effetto particolare che non ha fatto rimpiangere l'auto col motore acceso. Non ho dubbi: il bello di questo mestiere sta anche in quella sorpresa dietro l'angolo che sollecita il tuo cervello e ti fa crescere come persona».