Snocciolate in un incontro con la polizia le modalità d'azione del Gruppo cantonale per la gestione delle persone pericolose che ha scongiurato una potenziale strage
BELLINZONA - Ha dovuto agire in fretta il Gruppo cantonale per la gestione delle persone pericolose attivatosi nel caso del 19enne della Commercio arrestato ieri con l'accusa di avere in preparazione una strage nel suo istituto scolastico.
È solo mercoledì pomeriggio, infatti, che la segnalazione - mossa dagli strani comportamenti del 19enne - è giunta in polizia. In meno di 24 ore, insomma, il Gruppo si è attivato per analizzare gli indicatori del caso e valutare l'intervento.
«Un rischio di grado elevato» - Un intervento mosso da «un rischio di grado elevato» che l'atto premeditato dal giovane potesse essere compiuto, ha spiegato oggi la psicologa di polizia Marina Lang, nel corso di un colloquio in cui sono stati snocciolati in breve i compiti di questo Gruppo di monitoraggio che ha appena compiuto un anno di vita.
Un gruppo che, come ha ricordato il direttore del DI Norman Gobbi, «è stato voluto in seguito a diverse segnalazioni e che oggi vuole essere un punto di riferimento per le istituzioni». E che, ha proseguito Gobbi, attraverso «sensori sul territorio, nel mondo scolastico ma anche nel resto dell'amministrazione» va ad occuparsi di quei «comportamenti strani, atteggiamenti minacciosi o radicalizzazioni che sono potenzialmente pericolosi per la società. Un gruppo che questa volta ha evitato che dalle intenzioni si passasse alla tragedia».
Intervenire prima che sia tardi - Obiettivo primo di questa entità è, infatti, l'intervento preventivo. «Riconoscere una potenziale escalation di rischio per disinnescarla - ha sottolineato il Capitano Marietta, a capo del Gruppo -. Questo attraverso il monitoraggio delle segnalazioni che possono arrivare sia dall'amministrazione cantonale che dai cittadini».
Dopo la segnalazione, per inciso, il gruppo analizza il rischio valutando i tratti della personalità del soggetto, i precedenti e la rete sociale. Trattasi, in sostanza di un lavoro preventivo e anticipatorio.
Episodio unico e isolato - Quello del 19enne, in ogni caso, è al momento «un episodio isolato e unico nel suo genere» ha assicurato Marietta. «Sono molte le segnalazioni che riceviamo. Tante sono falsi allarmi, altre portano ad approfondimenti, ma quanto accaduto ieri è la prima volta che avviene in Ticino», ha proseguito.
Nello specifico ha aiutato sicuramente la rete social utilizzata dal ragazzo, «ma non solo». Come è stato precisato in conferenza stampa, infatti, «non si interviene mai per un singolo elemento che farebbe supporre un pericolo, ma per più elementi su più livelli».
Nessuna affiliazione a società di tiro - Nel frattempo, attraverso un comunicato stampa, la Federazione Ticinese delle Società di Tiro smentisce categoricamente che lo studente della Scuola Cantonale di Commercio praticasse il tiro sportivo: «Con le conoscenze attuali non si ritiene che il soggetto in questione faccia parte o
abbia fatto parte di una Società di tiro ticinese riconosciuta o che abbia frequentato dei corsi presso le nostre strutture»