Matteo Quadranti interroga il Consiglio di Stato sulla provenienza dell'arsenale trovato in casa del 19enne arrestato giovedì scorso
BELLINZONA - La potenziale strage sventata la scorsa settimana dalla Polizia cantonale, con l’arresto di un 19enne della Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona, ha rilanciato il dibattito sulla «facilità eccessiva» riguardante la compravendita di armi da fuoco in Svizzera ed in Ticino, già oggetto (nel 2012 e con riferimento alle cosche mafiose italiane) di un atto parlamentare sottoscritto da Matteo Quadranti (primo firmatario), Stefano Steiger e Franco Celio.
«Vero è che il giovane è stato fermato prima che potesse eventualmente mettere in atto il disegno criminoso che gli viene imputato» precisa in una nuova interrogazione il deputato PLR, sottolineando però come l’azione sia scaturita dai segnali comportamentali emersi a scuola e sui social e non «grazie ai meccanismi di autorizzazione o controllo previsti dalla Legge sulle armi».
E proprio in considerazione di questo aspetto - senza dimenticare che, come indicato nell’articolo 18 dell’Ordinanza sulle armi, se per l’acquisto di un’arma non è necessario un permesso è compito del venditore verificare che non esistano motivi d’impedimento - Quadranti chiede al Consiglio di Stato di indicare chi ha venduto armi e munizioni al giovane studente e se l’obbligo di diligenza sia stato o meno rispettato.
Inoltre, in ottica di prevenzione, il deputato liberale radicale chiede al Governo di illustrare quali misure intende prendere dopo questo episodio per controllare la detenzione di armi da fuoco anche dopo l’acquisto. «Di questo passo - conclude Quadranti - passando magari anche da qualche individuo problematico, il terrorismo potrebbe pensare di far spesa nel nostro Paese».
Le domande al Consiglio di Stato