Il racconto di Leo Pusterla di quanto avvenuto venerdì sera a Londra
LONDRA - Leo Pusterla è ancora chiaramente sconvolto, quando accetta di parlare al telefono e raccontare cosa gli è accaduto venerdì sera nella metropolitana di Londra. Il cantautore ticinese, frontman dei Terry Blue, è nel Regno Unito per una tournée che lo avrebbe dovuto tenere occupato fino al 6 ottobre, ma che invece si conclude anticipatamente a causa di quella che, in un post Instagram, ha definito una «brutale aggressione».
Il post social e la solidarietà - «Dopo un'ora mi sono pentito di quel post, dettato dalla rabbia. Non vorrei che qualcuno avesse l'impressione sbagliata, che io stia cercando di ottenere visibilità da questa brutta storia» spiega. Ma sono molti i messaggi di solidarietà che Pusterla sta ricevendo in queste ore, sui social e privatamente. «Questa vicinanza mi fa molto piacere».
L'aggressione - Mentre ripercorriamo quello che è accaduto la voce di Leo s'incrina leggermente: «Sono ancora un po' sotto shock ma fisicamente sto bene, zoppico un po'». Tutto è accaduto al termine di una delle tappe del tour: «Ho finito il concerto di ieri sera insieme a Filippo Valli, poi ci siamo divisi e mi sono avviato verso la metropolitana di King's Cross, diretto all'ostello». Era da solo sul binario quando, improvvisamente, è stato accerchiato da otto persone. «Li ho visti arrivare e mi sono immediatamente reso conto che stava succedendo qualcosa. Sono spuntati da ogni lato. Mi hanno rubato lo zaino e uno di loro ha fatto questo gesto estremamente violento: mi ha sbattuto la faccia contro il muro della stazione».
Via lo zaino, ma non i soldi - Pusterla non ha perso conoscenza in quegli attimi drammatici, ma spiega che le conseguenze della botta sono ancora presenti. «Ho avuto un attimo di sfasamento totale e ancora adesso mi sento parecchio rintronato». Un'aggressione a scopo di rapina, in parte anomala. «Mi hanno preso solo lo zaino, non hanno portato via il borsello e nemmeno la chitarra». Soldi e documenti ci sono ancora, ma il danno è ugualmente ingente: «Nel computer che mi hanno rubato c'era il lavoro degli ultimi mesi e, stupidamente, non avevo fatto dei backup. Quindi ho perso parecchi mix della Safe Port Production, devo recuperare un po' tutto».
Violenza brutale, ma non sorprendente - Una violenza tanto brutale quanto insensata, una scena quasi da "Arancia meccanica" avvenuta nel pieno centro di una delle più grandi città del mondo. «Non lo so neanche spiegare bene, è stato tutto così rapido». Ma non imprevisto: «Ho parlato con tante persone qui a Londra e mi ha colpito molto che nessuno fosse particolarmente sorpreso. Anche la polizia mi ha fatto capire che ci sarebbe ben poco da fare, anche in caso di denuncia». È qualcosa che, purtroppo, accade molto spesso nella metropoli britannica, a quanto pare. «Immagino che l'unica lezione che si possa trarre è che bisognerebbe evitare di girare da soli e, dopo una certa ora, evitare la metropolitana».
Un ultimo concerto, poi a casa - La tournée inglese si chiude, comprensibilmente, in anticipo: «Mi è un po' passata la voglia, domenica io e Filippo abbiamo l'aereo. Quello che voglio è chiudermi in casa, rilassarmi e non pensarci più». Ma prima l'ultimo concerto, quello di sabato sera. «Anche se non con lo spirito che avrei voluto».