Per la procuratrice pubblica, Bruno Balmelli ha messo in piedi «un disegno criminale degno di un'organizzazione a delinquere».
LUGANO - «Siamo davanti a un disegno criminale messo in atto con modalità che riconosciamo in organizzazioni a delinquere vere e proprie». È con queste parole che la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha aperto il suo intervento nel processo d'appello sul caso dell'incendio doloso appiccato alla boutique White di via Nassa lo scorso 12 febbraio 2021.
«C'era una base logistica, un bar lì vicino, c'era un mandante, Bruno Balmelli, c'era chi garantiva la buona riuscita dell'operazione, c'era l'esecutore materiale e c'era chi conosceva meglio l'obiettivo da colpire, il qui imputato 37enne», continua Lanzillo. Questi ruoli «sono emersi in maniera chiara nel corso dell'inchiesta e il movente era palese: intascare la copertura assicurativa di due milioni e mezzo di franchi».
I responsabili, sottolinea poi la procuratrice, «hanno agito in pieno centro a Lugano, trascurando l'incolumità pubblica». E Balmelli, «l'ha dichiarato a verbale lui stesso, era ben consapevole che l'esecutore materiale avrebbe agito o rubando la merce o dandole fuoco».
L'autore materiale, ricorda Lanzillo, «è entrato in azione nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 2021. Appiccando l'incendio ha però scatenato un'esplosione ed è stato avvolto dalle fiamme. È quindi scappato senza simulare lo scasso e lasciando dietro di sé le taniche di benzina». La settimana successiva «Balmelli ha dal canto suo richiesto un risarcimento, ipotizzato dall'assicurazione in due milioni e mezzo di franchi».
«Distruggere tutto» - Non vi è dubbio, per la pubblica accusa, «che si è trattato di un incendio doloso. L'idea di creare più focolai, quattro in totale, è indicativa della volontà di distruggere tutto. Solo il pronto intervento dei pompieri ha evitato un'ulteriore propagazione delle fiamme, e soltanto dopo circa due ore e mezza metà dell'incendio è stato domato».
Dal profilo oggettivo, prosegue Lanzillo, «la colpa di entrambi gli imputati è particolarmente grave, sia per le modalità particolarmente pericolose del loro agire, sia per la determinazione dimostrata».
«Come un vero criminale» - Definito «egoista e spregiudicato», inoltre, Balmelli. «Si è comportato come un vero criminale, ha incaricato terze persone, disinteressandosi di tutta l'esecuzione del piano». L'oggi 74enne «non ha inoltre espresso la benché minima sorpresa quando è stato informato dell'incendio. Ed era consapevole delle procedure assicurative che sarebbero seguite al rogo, perché nel lontano 2014 uno dei suoi negozi era stato dolosamente incendiato».
La verità «è dunque ben altra rispetto a quel che ci vuole far credere Balmelli: quest'ultimo ha agito in maniera sfrontata, dimostrando una totale assenza di scrupoli e lasciando che a rischiare fossero altri. Palese poi che sarebbe stato proprio lui a intascare la maggior parte del bottino».
Il 37enne, dal canto suo, «si è prestato a eseguire quanto richiesto, mostrando i locali ai complici, accompagnando l'esecutore materiale ad acquistare benzina ed etanolo, stilando una mappa della zona, indicando la posizione delle videocamere di sorveglianza della città e consegnando le chiavi del negozio e la mazza volta a simulare lo scasso». Considerata la sua collaborazione nelle indagini e il pentimento dimostrato, Lanzillo ritiene però che il giovane «meriti una riduzione di pena».
«Stritolato dalle spire dell'autore materiale» - La parola passa poi al difensore del 37enne, l'avvocato Nicola Corti. «Solo grazie al mio assistito si è potuto fare luce sulla vicenda e sul ruolo delle altre persone coinvolte». E, a mente della difesa, «anche in caso di conferma dell'atto di accusa così come ritenuto dalla corte di primo grado la pena non poteva che restare pari o inferiore ai due anni sospesi con la condizionale». In prima istanza l'uomo era invece stato condannato, lo ricordiamo, a due anni e otto mesi di detenzione di cui un anno e mezzo sospeso con la condizionale.
Il 37enne «va considerato come una persona a sé, distinta da Balmelli, e posta in una situazione difficile. È stato stritolato nelle spire sempre più strette dell'autore materiale», tiene a sottolineare Corti.
Per la difesa l’entità dell’incendio è inoltre stata sopravvalutata. «C’erano scatole da scarpe, di cartone, che non hanno preso fuoco. Se l’incendio fosse stato indomabile non avrebbe lasciato ciò che è stato trovato dalla scientifica. A essere colpiti sono stati solo gli invenduti al piano -1 e le fiamme erano circoscritte ai quattro focolai».
Non si può infine dire, secondo Corti, che il rogo fosse stato voluto dal 37enne. «Balmelli non ha né discusso né spiegato, gli ha impartito degli ordini». L'avvocato chiede dunque che la colpa dell'uomo venga riconosciuta per dolo eventuale, e non dolo diretto, e che venga prosciolto dal reato di danneggiamento.