Un uomo ha alzato la voce contro il personale, contrariato dai costumi da bagno musulmani indossati da alcune ex migranti.
LUGANO - Non gli sta bene che si nuoti col burkini. E così un bagnante decide di inveire «ad alta voce» contro il personale della Piscina Comunale di Lugano: bagnina, monitrice e cassiera.
Tutte "colpevoli" - a suo dire - di consentire a delle donne straniere, con un passato di migrazione, di partecipare al corso di nuoto con il costume integrale, peraltro consentito dal regolamento della Città di Lugano ed esposto all'esterno della struttura.
La spiacevole vicenda, che è avvenuta lunedì sera (29 gennaio) nella vasca piccola dedicata ai principianti, è poi sfociata in un duplice gesto di intolleranza: l'interruzione della lezione e lo scatto di alcune fotografie alle donne impegnate in acqua, contro la loro volontà e contro il regolamento della piscina, che vieta gli scatti fotografici.
L'interruzione del corso di nuoto privato - «Un bagnante si è avvicinato chiedendomi a voce alta perché le donne del corso di nuoto indossassero un costume integrale diverso da tutti gli altri, cosa non giusta a suo dire - racconta la bagnina di turno lunedì sera -. Non contento della mia spiegazione, ha voluto che verificassi direttamente con l'istruttrice e le sue allieve che i costumi fossero a norma per il bagno».
Da qui l'interruzione della lezione e la conferma da parte delle allieve e dell’istruttrice - incredule per quanto stesse avvenendo - che i burkini fossero in effetti consentiti. Rassicurazioni non sufficienti però. «Alzando la voce - aggiunge infatti l’assistente bagnanti - l'uomo ha detto che "a queste persone si dà una mano e si prendono il braccio", minacciando poi di portare la sua personale protesta a "piani più alti"».
Le foto proibite - Particolarmente scossa la giovane monitrice che, confermando l'accaduto, racconta «di un uomo che si è messo a urlare durante la lezione». Anche se la spiacevole vicenda, che ha visto come vittime tutte donne, è proseguita anche fuori dalla vasca, quando l'uomo è uscito dagli spogliatoi, passando per le casse.
«Mentre usciva dalla piscina - racconta la segretaria impiegata alla cassa, ancora visibilmente spaventata - quell'uomo, ignorando i divieti e lamentandosi nuovamente, con il telefono ha scattato delle foto alle signore in acqua con il costume integrale. E poco gli è importato che io gli abbia mostrato in precedenza il cartello che consente quel tipo di costume da bagno».
«Una vicenda assurda» - Quanto accaduto viene confermato da un amareggiato Gianfranco Salvati, ex allenatore della Lugano Pallanuoto e responsabile dei centri balneari della Città. «È assurdo - spiega il direttore delle piscine - già in passato abbiamo avuto episodi simili e purtroppo la mancanza di rispetto rischia di diventare la norma. Quello che è stato interrotto è un corso organizzato dalla Lugano Nuoto e ci tengo a ribadire che il costume da bagno musulmano è regolare, come mostrano i cartelli all'ingresso. La polemica di quel signore è fuori luogo».
«Sono donne con esperienze difficili alle spalle» - Ma chi sono le vittime di questo episodio di intolleranza? «Sono donne straniere segnalateci dall'associazione "Il Tragitto" - spiega Rocco Bustelli, responsabile dei corsi della Lugano Nuoto - In passato queste persone hanno affrontato esperienze difficili, anche con l'acqua, presumibilmente maturate durante il loro lungo viaggio. In questo senso abbiamo accettato di portare avanti questo progetto sociale, per aiutarle a superare la paura dell'acqua, anche concordando un prezzo di favore».
Quanto poi ai burkini, Bustelli riconferma che «il loro utilizzo era stato già concordato con il Dicastero», per poi concludere: «Facciamo questi corsi, che stanno riscuotendo successo, tre volte alla settimana e quanto accaduto lunedì sera fa male. Anche se si è trattato di una sola persona».