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CANTONE«Gli abusi emersi potrebbero essere la punta dell'iceberg»

20.09.24 - 11:43
Condannato ed espulso dalla Svizzera il 65enne che abusò sessualmente di sua figlia, che all'epoca aveva tra i 3 e i 5 anni.
Deposit (simbolica)
«Gli abusi emersi potrebbero essere la punta dell'iceberg»
Condannato ed espulso dalla Svizzera il 65enne che abusò sessualmente di sua figlia, che all'epoca aveva tra i 3 e i 5 anni.

LUGANO - «L'imputato ha tradito la fiducia di sua figlia, che nel padre avrebbe dovuto trovare una fonte di sicurezza, e non certo di abusi». È con queste parole che oggi, alle Assise criminali di Lugano, il giudice Amos Pagnamenta ha condannato un 65enne italiano residente nel Mendrisiotto che, tra il 2000 e il 2002, ha abusato sessualmente della figlioletta, all'epoca ancora in età di scuola dell'infanzia.

Carcere ed espulsione - L'uomo è quindi stato condannato a due anni di carcere interamente da scontare, più un trattamento ambulatoriale terapeutico per la cura della pedofilia, l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di cinque anni e il divieto a vita di praticare attività a contatto con minorenni.

È stato inoltre ritenuto colpevole di tutti i capi d'accusa: ripetuti atti sessuali con una fanciulla, ripetuti atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, ripetuta pornografia e ripetuta rappresentazione di atti di cruda violenza.

«Gli abusi potrebbero essere stati più numerosi» - «Le circostanze in cui è emersa la vicenda sono del tutto credibili, come d'altronde lo sono le testimonianze delle persone sentite», ha spiegato Pagnamenta. «Certo, nelle disposizioni agli atti ci sono delle incongruenze, ma sono la norma in queste vicende, e sono state accentuate dai molti anni trascorsi». Le spiegazioni fornite «lasciano poi intendere che gli episodi sofferti dalla vittima potrebbero essere più numerosi di quelli raccontati, ed essere quindi la punta dell'iceberg».

Il 65enne «è peraltro già stato condannato in Italia per reati simili e deteneva nel suo computer oltre 33'000 file pedopornografici».

«Assenza di empatia sconcertante» - L'uomo «ha agito per puro egoismo, mosso dalla ricerca del proprio piacere personale», ha insistito il giudice. «Ha inoltre dimostrato un'assenza di empatia sconcertante, non esitando a tacciare di bugiarde sia la figlia che l'altra bambina vittima dell'episodio avvenuto in Italia».

A suo favore la Corte ha comunque dovuto ritenere come allevianti la scemata imputabilità di grado lieve rilevata dal perito psichiatrico e il lungo tempo passato dai fatti. «La pena, vista l'assenza di ammissione di responsabilità e la totale mancanza di consapevolezza di essere un pedofilo, è tuttavia interamente da scontare», ha sottolineato il giudice.

«Rappresenta un pericolo per la società» - Pagnamenta ha infine motivato la decisione di espulsione. «La terapia seguita di fatto ha dimostrato di non aver dato alcun frutto. Permane quindi un alto rischio di recidiva e la prognosi è nefasta: iI 65enne rappresenta quindi un pericolo per la società. L'imputato si trova inoltre in Svizzera da molti anni, ma non ha legami con nessuno sul territorio. In Italia per contro vi sono madre e fratello». La Corte ha oltretutto ritenuto che vi è un pericolo concreto di fuga, e per questo ha disposto l'arresto immediato dell'uomo.

Durante il dibattimento tenutosi ieri, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto due anni e mezzo di carcere da scontare, più l’espulsione dalla Svizzera per sette anni, mentre la difesa aveva spinto per una pena interamente sospesa con la condizionale.

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