Il Consiglio di Stato non ritiene «che al momento vi siano i presupposti per una sospensione dall'Esecutivo di Lugano».
LUGANO - Indagato in Italia con l'accusa di aver fatto parte di un sistema di riciclaggio di denaro. Ma Tiziano Galeazzi rimane ancora saldamente in carica come municipale di Lugano. L'ha annunciato oggi, dopo la fine dell'indagine della Sezione Enti locali, il Consiglio di Stato.
«I contenuti della procedura penale italiana che coinvolge il municipale non appaiono ancora definiti», si legge nel comunicato odierno. «Non si è in possesso di elementi precisi per inquadrare circostanze di fatto, di tempo e di luogo in relazione ai comportamenti per i quali Galeazzi è imputato nel procedimento in Italia». Il Consiglio di Stato ritiene però che non si tratti di episodi recenti, «ma piuttosto intercorsi su un lasso di tempo incerto non oltre il 2015. Per questi comportamenti - che stando al municipale si sarebbero svolti dell’ambito della sua attività professionale in Svizzera - all’Autorità di vigilanza non sono note procedure penali in Svizzera a carico del municipale».
L'Esecutivo cantonale parte inoltre dal presupposto che gli elettori luganesi abbiano votato Galeazzi pur conoscendo la vicenda, vista la risonanza mediatica pluriennale del procedimento penale. «Si può pertanto ammettere che l’elettore comunale fosse – o quantomeno potesse essere – a conoscenza del perseguimento penale, nel momento in cui ha espresso la propria preferenza sulla sua persona».
La decisione non è però definitiva, e il Consiglio di Stato si riserva un cambio di rotta «qualora emergessero nuovi elementi finora non noti, in particolare a dipendenza dell’evoluzione della procedura penale».