Una carriera semi-professionistica passata dalle giovanili del Lugano. Ma è diventato famoso con la guerra
MARIUPOL-BERGAMO - «Sono stufo». Termina così, con un post su Instagram scritto in spagnolo, la nuova vita del soldato volontario Ivan Luca Vavassori. È la seconda, dopo quella da portiere semi-professionista, e ha rischiato di essere l'ultima. Settimana scorsa il 29enne italiano arruolatosi con l'esercito ucraino a Mariupol era stato ferito durante un attacco, in cui erano morte cinque persone.
Per alcuni giorni del giovane non si è avuta più notizia. Oggi i media d'oltre confine riferiscono del suo imminente rientro in Italia. «Per me è abbastanza così» prosegue il post di Valvassori citato dal Corriere della Sera. «È ora di tornare a casa, non ho più la testa per andare avanti. Ho fatto tutto il possibile per aiutare. Ho messo tempo e vita a disposizione del popolo ucraino, però ora è tempo di riprendermi la mia vita»
Nato in Russia nel 1992, adottato a 5 anni dall'imprenditore Pietro Vavassori e dalla moglie Alessandra Sgarella (nota alle cronache per essere stata rapita dalla 'ndrangheta nel 1997 e poi rilasciata) nella sua carriera calcistica Ivan è passato dalle giovanili del Lugano per approdare alla serie C italiana (Legnano, Pro Patria, Bra). Ma è diventato famoso solo dopo aver smesso i guanti da portiere: a febbraio è infatti partito come "foreign-fighter" per l'Ucraina, e ha attirato l'attenzione con diversi post sui social e video pubblicati su Tik Tok direttamente dal fronte.
Arruolato nella "Legione di difesa internazionale Ucraina", il 29enne è stato soprannominato «comandante Rome» o «Aquila nera» per quel suo vezzo, come ha raccontato su Tik Tok, di mettere un nastro nero intorno al caricatore del suo mitra. Settimana scorsa per lui si era temuto il peggio: il 29enne era stato dato per disperso, finché i familiari martedì hanno annunciato il suo ricovero in un ospedale ucraino. «Ivan è vivo, è in ospedale, ferito, ma è vivo» aveva dichiarato alla stampa italiana il padre adottivo.
Ora sembra che il giovane sia già in viaggio verso l'Italia: su Instagram ha pubblicato una foto del finestrino di un aereo di linea. «Torno dove sono felice e torno per riprendermi tutto ciò che è mio» aggiunge.
L'esperienza di Vavassori a Cornaredo è durata sei anni: come portiere, venne acquistato dall'Fc Lugano nel 2003 (all'età di 11 anni), per poi essere ceduto nel 2009 alla Pro Patria di Busto Arsizio, squadra di cui il padre è stato presidente e dove è iniziata la sua esperienza in serie C. Nel 2018 il ritiro dai campi di calcio, dopo un periodo passato anche in Bolivia nella squadra del Santa Cruz.
Una delle tante vite del "soldato Ivan" a cui ne seguirà ora una, si spera, un po' più tranquilla. In Italia lo aspettano tra gli altri anche gli inquirenti della Procura di Milano: sul suo arruolamento è stata aperta un'inchiesta per verificare l'esistenza di una rete di reclutamento in Italia.