Il Forum delle Isole del Pacifico, Cina e Corea del Sud non credono sia sicuro. Preoccupati anche pescatori e sindacati.
FUKUSHIMA - Ci sono ancora milioni di tonnellate di acqua all'interno della centrale nucleare in rovina di Fukushima Dai-chi. Ma dall'impianto ci sono novità. A due anni dall'autorizzazione del governo, la Tokyo Electric Power (Tepco) ha annunciato che i lavori prenderanno il via al più tardi nell'estate del 2023.
All'annuncio sono seguite non poche polemiche, sia dalle comunità di pescatori, che temono di perdere la fiducia dei consumatori dopo che erano riusciti a ristabilirla nonostante il disastro nucleare del 2011, sia dai Paesi vicini, tra cui la Corea del Sud e la Cina. Preoccupazioni che la Tepco e Tokyo cercano di mitigare, da un lato spiegando che le acque reflue di Fukushima verranno trattate con la tecnologia Alps, in grado di rimuovere tutti i materiali radioattivi dal liquido - tranne il trizio - dall'altro istituendo un fondo da 50 miliardi di yen (ossia 360 milioni di franchi), a cui i pescatori potranno accedere se interromperanno le proprie attività a causa della paura di un impatto sui loro mezzi di sussistenza.
Nonostante le rassicurazioni, il governo sudcoreano e la Cina vedono nel rilascio delle acque «una grave minaccia» per la fauna e la flora marina. Il Forum delle isole del Pacifico è intervenuto recentemente sul Guardian affermando che i lavori non dovrebbero essere avviati finché non sarà assolutamente certo che queste acque non nuoceranno alla salute marina e degli esseri umani. E i sindacati continuano a opporsi fermamente.
All'interno dell’impianto le acque reflue, che comprendono acqua per raffreddare i reattori, sotterranee e pioggia, sono immagazzinate in un migliaio di serbatoi. Una volta rimossi, l'impianto potrà essere completamente dismesso. Questo processo richiederà al massimo 40 anni.