La risoluzione di Dubai è stata presentata con toni trionfali. Ma dagli osservatori arrivano anche le critiche
DUBAI - «Un successo». «La storia che si compie». «Un compromesso». «Una vittoria per chi produce petrolio e gas». L'attesissima risoluzione della Cop28 di Dubai - firmata la scorsa notte, fuori tempo massimo rispetto allo sventolare delle bandiere a scacchi del summit previsto per ieri mattina - ha generato reazioni molto diversi. Se dalla città emiratina, che ha ospitato la Conferenza, si sono levati toni perlopiù trionfali, tra gli osservatori e gli analisti ci si muove tra un ottimismo quantomai cauto e la consapevolezza di un compromesso (l'ennesimo?) che nulla però dice in merito alla strada per raggiungerne gli obiettivi.
Il numero uno del settore strategie globali di Climate Action Network International, Harjeet Singh, ha definito il contenuto della risoluzione come un «faro sui veri colpevoli della crisi climatica: i combustibili fossili», raggiunto - scrive il Guardian - «dopo decenni di fuga». Ma non privo di problemi. «La risoluzione è offuscata dalle numerose scappatoie offerte all'industria dei combustibili fossili». E il suo indice è puntato contro «l'ipocrisia dei paesi ricchi» e delle operazioni, definite di cosmesi, per "sostenere" la transizione verde.
Ancora più duro è stato Bill Hare di Climate Analytics, secondo cui il testo «si presenta come una grande vittoria per i paesi che producono ed esportano petrolio e gas». I problemi? «Nessun vincolo per l'uscita dall'utilizzo delle energie fossili; nessun vincolo per fissare al 2025 il punto di svolta nelle emissioni di CO2; un testo che spalanca le porte a false soluzioni». E, come sottolineato da Neil Thorns della Catholic Agency for Overseas Development (CAFOD), la risoluzione della Cop28 ha il pregio di mettere nero su bianco, per la prima volta, l'immagine di un mondo senza combustibili fossili, «ma con pochi nuovi finanziamenti, il "come" questo potrà succedere in un modo che sia rapido ed equo per sostenere i bisogni dei paesi a basso reddito, e le cui popolazioni soffrono per la crisi climatica, è lungi dall'essere chiaro».
La linea del cauto ottimismo è predominante anche nella presa di posizione della sezione svizzera del WWF, che ha etichettato quello della Cop28 come un «successo parziale», segnato in negativo dalla mancanza nella risoluzione di Dubai di un «percorso vincolante per l'uscita globale dai combustibili fossili». Anche Greenpeace Svizzera ha sottolineato questo stesso aspetto, respingendo quindi l'idea di un accordo storico.
Riassumendo, per quanto imperfetto, il testo della Cop28 rimane tuttavia, agli occhi di molti, un primo passo in una giusta direzione. A cui ne dovranno, necessariamente, seguire altri. La risoluzione, come noto, è riuscita a resistere alle picconate di Paesi - come l'Arabia Saudita, ma non solo - che hanno tentato di rimuovere quel tassello che avrebbe, di fatto, privato la carta di una sua meta.