Il grido di allarme di Unicef Palestina: «Serve che l'aiuto umanitario possa raggiungere i civili».
GAZA - «Gli incidenti come quello gravissimo dell'altro giorno e altri meno gravi avvenuti in precedenza sono la dimostrazione che la situazione della popolazione civile è disperata, perché non riesce ad accedere ai beni essenziali per sopravvivere». Lo ha detto il portavoce di Unicef Palestina, il belga Jonathan Cricks, intervistato dalla testata italiana Quotidiano nazionale, commentando la morte di 112 persone in fila per ricevere aiuti umanitari. «Serve che l'aiuto umanitario possa raggiungere la popolazione civile ovunque essa si trovi».
«Serve che più aiuti umanitari possano entrare nella Striscia. E per questo è assolutamente indispensabile una tregua. Oggi abbiamo 2,2 milioni di persone, praticamente l'intera popolazione di Gaza, che vive di aiuti umanitari: questo non è sostenibile con operazioni militari in corso», sottolinea Cricks.
Per l'operatore «ben il 55% della popolazione palestinese della Striscia riesce ad avere solo un pasto al giorno e un pasto magro, per nulla diversificato, con zero proteine e pochissima o zero verdura e frutta». Con effetti visibili: «La scorsa settimana ci è giunta dal ministero della Salute di Gaza la notizia di dieci bambini morti per malnutrizione e disidratazione».