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GUERRA COMMERCIALE

«Terribili conseguenze per milioni di persone: il mondo è nel caos»

Ursula von der Leyen: «Reagiremo ma pronti a trattare». La Cina: «Un ricatto tariffario»
«Terribili conseguenze per milioni di persone: il mondo è nel caos»
Foto AFP
«Terribili conseguenze per milioni di persone: il mondo è nel caos»
Ursula von der Leyen: «Reagiremo ma pronti a trattare». La Cina: «Un ricatto tariffario»

WASHINGTON - Ha in più di un'occasione ribadito che la Storia lo ricorderà come un presidente di pace, ma intanto non si è lasciato sfuggire l'occasione di fare scoppiare una guerra mondiale dei dazi che rischia di mettere commercialmente sottosopra il pianeta intero.

Trump probabilmente se ne andrà al sole di Mar-a-lago questo fine settimana ad abbronzarsi e a festeggiare il «giorno della liberazione e il ritorno dell'età dell'oro dell'America» - come ha detto nell'annunciare raggiante le nuove misure - ma a farlo nero ci pensano già le dichiarazioni dei leader di mezzo mondo che arrivano oramai di ora in ora.

«Terribili conseguenze per milioni di persone» - Da Samarcanda, in Uzbekistan, dove è in visita, alle cinque di stamattina tuona la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Ci saranno terribili conseguenze per milioni di persone - ha dichiarato - con i dazi americani l'incertezza si diffonderà a macchia d'olio e scatenerà un ulteriore protezionismo. Milioni di cittadini dovranno fare i conti con un aumento dei costi. I farmaci varranno di più, così come i trasporti. L'inflazione salirà. E questo danneggerà soprattutto i cittadini più vulnerabili».

Von der Leyen, nella sua replica, ha aggiunto che «non può esserci ordine nel disordine. Non c'è un percorso chiaro attraverso la complessità e il caos che si sta creando quando tutti i partner commerciali degli Stati Uniti vengono colpiti. Reagiremo - ha confermato - ma siamo pronti alla trattativa».

La Cina e quel 54% di imposizione: «È un ricatto tariffario. Violato il diritto del commercio internazionale» - La stangata del 34% (che va ad aggiungersi al 20 già in vigore) che si abbatte sulla Cina fa dire al Ministero del Commercio di Pechino che si è di fronte a una «palese violazione del diritto del commercio internazionale. Ci opporremo fermamente all'imposizione dei nuovi dazi statunitensi» ha affermato il governo cinese, promettendo «contromisure per salvaguardare i propri diritti e interessi».

Il governo giapponese: «Atto deplorevole» - Non usa mezzi termini il ministro del Commercio giapponese Yoji Muto: «I nuovi dazi statunitensi che includono un'imposta del 24% sulle importazioni nipponiche sono estremamente deplorevoli».

Per Muto, inoltre, le misure adottate da Trump «violano le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e il trattato commerciale tra i due Paesi» ha sottolineato.

Alle sue dichiarazioni sono seguite quelle del Primo ministro Ishiba, che sul principale quotidiano del Paese "Yomiuri Shinbun", ha dichiarato di sentirsi profondamente «deluso ma allo stesso tempo riluttante per il fatto che la misura sia stata implementata nonostante la nostra richiesta di revisione. Ciò - ha affermato - avrà un impatto importante non solo sulle relazioni economiche tra Giappone e Stati Uniti, ma sull'economia globale nel suo complesso».

E sull'ipotesi di incontrare personalmente il presidente americano per tentare una mediazione ha detto che «se sarà opportuno che io gli parli direttamente, non esiterò minimamente a farlo nel momento più appropriato».

«Dazi USA altamente irragionevoli»: la replica di Taiwan all'imposizione del 32% - Le tariffe del presidente americano Donald Trump sono «altamente irragionevoli» ha così commentato il governo taiwanese alla decisione del capo della Casa Bianca di imporre dazi del 32% al Paese. «Stiamo pianificando seri negoziati con Washington», ha affermato oggi Taipei tramite la portavoce del gabinetto taiwanese Michelle Lee.

Bangkok: «Risponderemo con un piano solido» - Anche la Thailandia è finita sotto la tempesta dei dazi di Trump. Bangkok dichiara di aver già pronto un «piano solido» per rispondere alle ingenti tariffe del 36%, ma spera di «negoziarne una riduzione», ha affermato oggi il primo ministro thailandese Paetongtarn Shinawatra.

«Il Canada combatterà» - Uno dei Paesi nel mirino è il Canada: il premier canadese Mark Carney ha dichiarato che i dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump «cambieranno radicalmente il commercio mondiale» e ha assicurato che «il Canada combatterà contro i dazi di Trump», anche se l'impatto dell'ultima ondata di misure «è stato limitato rispetto ad altri importanti partner commerciali degli Stati Uniti».

Il premier canadese tuttavia ha sottolineato che le imposte americane su acciaio, alluminio e automobili «colpiranno direttamente milioni di canadesi. Combatteremo queste tariffe - ha avvertito - con contromisure».

L'aplomb inglese: «Reagiremo ai dazi a mente fredda» - Il governo britannico reagirà a «mente fredda e calma» ai dazi Usa, ha affermato il primo ministro Keir Starmer, sottolineando che «nulla è escluso» e che Londra prenderà decisioni «guidate solo dal nostro interesse nazionale»: lo riporta il Guardian.

«Chiaramente ci sarà un impatto economico», ha detto questa mattina Starmer ricevendo un gruppo di dirigenti aziendali nel suo ufficio a Downing Street.

«Uno dei grandi punti di forza di questa nazione è la nostra capacità di mantenere la calma», ha sottolineato il primo ministro, aggiungendo: «La nostra intenzione rimane quella di concludere un accordo, ma nulla è escluso».

L'Australia: «Dazi completamente ingiustificati» - I dazi imposti da Donald Trump «non sono inattesi, ma siamo chiari: sono totalmente ingiustificati». Lo ha dichiarato in una conferenza stampa il premier australiano Anthony Albanese, dopo l'annuncio di tariffe al 10%.

Le reazioni in America: «Una legge che annulla i dazi del presidente sul Canada». 4 repubblicani si uniscono ai democratici - II dazi di Trump agitano il parlamento americano: il Washington Post riporta che 4 senatori repubblicani «si sono uniti ai democratici per approvare una legge che annulla i dazi del presidente sul Canada».

«Gli americani dovrebbero indignarsi» - Dallo schieramento democratico arriva la levata di scudi di dichiarazioni: il leader della minoranza democratica al Senato americano Chuck Schumer ha attaccato la nuova ondata di dazi imposti dal presidente Donald Trump, sostenendo che gli americani «dovrebbero essere indignati» e che «questa è un'enorme tassa sulle famiglie Usa, che serve per aiutare i miliardari a pagare meno tasse».

«Un piano miope» - Critiche anche dal senatore dem Ron Wyden, membro di spicco della commissione Finanze, che ha definito il piano del presidente americano «miope» e sottolineato che le aziende non possono sentirsi sicure di fare «investimenti basati sull'annuncio di oggi: ci sono tutte le possibilità al mondo che Trump si svegli tra una settimana e decida di fare qualcos'altro».

«Uno shock per l'economia americana» - In un durissimo commento la CNN parla della «più grande scommessa politica con l'economia statunitense di qualsiasi altro presidente moderno».

Di solito - si legge in un'analisi di Stephen Collinson «i presidenti cercano di fare tutto il possibile per evitare di sconvolgere il motore economico del Paese e la stabilità globale, soprattutto se la disoccupazione è bassa e la crescita è in crescita, come quando ha preso il posto di Joe Biden. Ma con la sua incredibile esplosione di nuovi dazi su quasi tutte le importazioni da 185 nazioni - argomenta l'analista - Trump ha somministrato uno shock straordinario che è andato contro i consigli di quasi tutti gli esperti economici e le lezioni di alcuni dei presagi più infausti della storia».

L'avvertimento ai Paesi colpiti del segretario al Tesoro americano: «Non reagite ai dazi. Qualsiasi ritorsione porterà a un'escalation» - A non rasserenare di certo il clima diplomatico plumbeo di queste ore, arrivano anche le minacciose dichiarazioni del segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che nel corso di un'intervista a Fox News ha vivamente sconsigliato i Paesi colpiti dai dazi a cadere nella tentazione di qualsiasi proposito di ritorsione commerciale.

«Il mio consiglio a ogni Paese in questo momento è di non reagire. State calmi, vediamo come va. Perché se reagirete, ci sarà un'escalation», ha detto Bessent. Il linguaggio "bellicista" - nell'era Trump - paga dazio anche sulle dichiarazioni.

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