I testi vengono esaminati «per verificare che non violino la nuova legge sulla sicurezza»
HONG KONG - Dalle biblioteche di Hong Kong sembrano essere spariti i libri scritti da noti attivisti del movimento pro-democrazia o autonomisti, in ottemperanza alla nuova legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino: lo scrive il South China Morning Post, il principale giornale del territorio autonomo, citando, fra gli altri, il presidente dell'associazione degli avvocati, Philip Dykes.
Se si compie una ricerca sul catalogo, quando si arriva ai titoli pubblicati, per esempio, dall'ex leader delle proteste Joshua Wong, o dal militante autonomista Horace Chin o della parlamentare del Civic Party Tanya Chan, compare la dicitura "sotto esame". Il Leisure and Cultural Services Department, che gestisce le biblioteche di Hong Kong, conferma, e, citato dal giornale, spiega che la censura sta leggendo i testi per verificare che non violino la nuova legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino, che definisce una nuova serie di reati punibili anche con l'estradizione in Cina continentale.
Ad un primo scrutinio, secondo il South China Morning Post, mancano all'appello sugli scaffali almeno nove testi, con il timore che siano in realtà molti di più.