Con i talebani a pochi chilometri dalla capitale la situazione sembra ormai compromessa.
I fondamentalisti: «Amnistia per tutti», ma in alcune province è già ritornato il burqa e si parla di Emirato Islamico.
KABUL - È iniziata la fuga, più o meno organizzata e generalizzata da Kabul con i talebani ormai a pochi chilometri dalla capitale. Le milizie fondamentaliste che hanno smentito tutte le previsioni sulla loro avanzata oggi hanno ottenuto un'altra importante vittoria, conquistando Mazar-e-Sharif, secondo molti l'ultimo bastione dell'attuale governo.
Lasciano la città i diplomatici stranieri e i cittadini stranieri, ma anche gli autoctoni preoccupati da possibili ripercussioni o dal pugno - tradizionalmente duro - con cui i talebani hanno sempre governato.Gli aeroporti sono pieni, con praticamente tutti i voli al completo, prese d'assalto anche le banche, con la gente che ritira i suoi averi per paura di perdere tutto.
A tutto questo caos contribuiscono anche le forze americane, tornate temporaneamente e via aria, per evacuare circa 3'000 persone - parte del personale di sicurezza e diplomatico. Proprio il personale delle ambasciate, scrive il Guardian, sarebbe intento a distruggere il materiale sensibile, prima dell'arrivo degli invasori. A Kabul, lo ricordiamo, ci sono anche decine di migliaia di rifugiati scappati dalle città e provincie conquistate dai fondamentalisti.
Stando al portavoce dei talebani che già parlano di Emirato Islamico, «a tutti quelli che hanno collaborato con gli invasori o fanno parte del governo corrotto di Kabul è già stata concessa l'amnistia. Non dovranno abbandonare il paese, vivranno una vita normale. La nostra nazione ha bisogno di servizi, costruiremo l'Afghanistan insieme, nessuno dovrà temere per la sua vita».
Parole, queste, che stonano con i precedenti ma anche con gli assassini perpetrati nell'ultimo anno in tutto il paese a danno di giornalisti, attivisti e personaggi pubblici di spicco. In diverse città conquistate, riporta la CNN, alle donne è stato chiesto di rimettere il burqa.
Malgrado la situazione sia disperata il presidente afghano Ashraf Ghani non sembra voler parlare di dimissioni (come richiestogli dai talebani) né di possibili trattative per un cessate il fuoco: «Come vostro presidente, il mio obiettivo è prevenire ulteriori instabilità e violenze», ha dichiarato in diretta televisiva, «la nostra priorità è quella di reintegrare le nostre forze di difesa, e in questo senso sono già state prese diverse misure».