La strage del 13 novembre 2015 approda oggi nell'aula bunker de l'Ile-de-la-Cité. Tutti gli occhi sono puntati
PARIGI - Una notte che nessuno ha dimenticato. In Francia e non solo. A sei anni di distanza il terrore e la scia di sangue di quella maledetta sera del 13 novembre 2015 tornerà a rivivere nel processo che proverà a far luce su quell’attentato che ha colpito nel cuore l’Europa e tutto il mondo occidentale.
In quell'attacco senza precedenti, telecomandato dall'Isis, furono uccise 130 persone e 350 rimasero ferite. Ma le ripercussioni, non fisiche, sono rimaste ancora livide nei sopravvissuti e nei familiari delle vittime che oggi, come ieri, chiedono giustizia.
Gli attacchi armati si sono concentrati nel I, X e XI arrondissement di Parigi e allo Stade de France, a Saint-Denis, nella regione dell'Île-de-France, compiuti da almeno dieci persone fra uomini e donne, responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese, tra cui la più sanguinosa è avvenuta al teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise 90 persone. Si è trattato della più cruenta aggressione in territorio francese dalla seconda guerra mondiale e del secondo più grave atto terroristico nei confini dell'Unione europea dopo gli attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid.
Stragi in sequenza
Tutto in poche ore. L'escalation iniziò alle 21.20 con una prima esplosione davanti al ristorante "Events" nei pressi dell'ingresso D dello Stade de France, dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania, con 80.000 tifosi sugli spalti, tra cui l’allora presidente francese François Hollande. L'esplosione causò il primo morto di una lunga serie, Manuel Dias, più l'attentatore, Ukashah Al-Iraqi. Le immagini in diretta tv, con l’audio del boato, Evrà che si ferma palla al piede, la gara che viene sospesa e il pubblico che impaurito si riversa in campo, fanno in breve tempo il giro del mondo.
Anche perchè, a pochi minuti di distanza, quattro terroristi, a bordo di una Seat León nera cominciano a sparare nei pressi di due ristoranti della capitale: "Le Carillon" su Rue Alibert, e "Le Petit Cambodge" su Rue Bichat. I terroristi, armati con AK-47, inneggiano alla Siria e all'Iraq e urlano in lingua araba: "Allahu Akbar!". L'attacco causa in tutto 13 morti e 10 feriti gravi. Seguono un’esplosione davanti a un fast food della catena "Quick" sempre nei pressi dello Stade de France; una seconda sparatoria vicino al Café Bonne Bière e alla pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi (5 morti e 2 feriti). Una terza sparatoria al ristorante "La Belle Équipe", (21 morti e 9 feriti).
Il massacro del Bataclan
Ma il peggio deve ancora venire. Alle 21:40, 3 terroristi vestiti di nero (Ismaël Omar Mostefaï, Samy Amimour e Foued Mohamed-Aggad), armati fino ai denti e con cinture esplosive, fanno irruzione al Bataclan dove è in corso un concerto del gruppo rock statunitense Eagles of Death Metal, davanti 1.500 spettatori circa. I terroristi sparano prima all’ingresso, poi una volta entrati in teatro scaricano i caricatori sulla folla. Tanti muoiono sul colpo, altri restano feriti. Gli uomini armati si aggirano tra la folla e i corpi giacenti a terra per finire chi è rimasto ferito, cercando i sopravvissuti che intanto scappano, chi in bagno, chi dalle porte di sicurezza, chi dalle finestre. Sangue e terrore che durano fino a mezzanotte circa quando le teste di cuoio francesi operano il raid che libera il teatro. I terroristi vengono uccisi, i sopravvissuti liberati. È la fine di incubo che è al tempo stesso una triste, macabra realtà che nessun processo riuscirà a risarcire.
Occhi puntati su Salah Abdeslam
Un solo indiziato, uno solo alla sbarra. Lui è Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto tra gli attentatori della terribile notte di Parigi del Bataclan. Nato nel 1989 a Bruxelles da genitori francesi, ha un passato come impiegato presso uno dei depositi dei tram di Bruxelles fra il 2009 e il 2011, prima di essere licenziato. Un precedente in carcere per furto, in Belgio, nel 2012. E poi il culto dell’Isis e della guerra santa, i viaggi in Siria. È stato identificato dagli inquirenti come colui che noleggiò la macchina utilizzata dai terroristi nell'attacco al Bataclan. Sfuggì clamorosamente ad un controllo alla frontiera franco-belga la mattina dopo la strage. Dopo diversi spostamenti in giro per l’Europa centrale, anche in Italia, a Bari, dopo gli attentati del 13 novembre, è stato ferito ad una gamba e catturato nel marzo del 2016 in un appartamento a Molenbeek, un quartiere di Bruxelles, dove aveva trovato rifugio da alcuni mesi.