S'inasprisce la repressione delle manifestazioni contro il golpe
KHARTUM - Cresce la pressione sui militari sudanesi affinché venga ripristinata la guida civile del governo, dopo il golpe dei giorni scorsi. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità una dichiarazione, nella quale si esprime «seria preoccupazione» per il colpo di Stato militare e si esortano «tutte le parti interessate a impegnarsi in un dialogo senza precondizioni».
Intanto l'esercito ha esonerato gli ambasciatori in Cina, Francia, Qatar, Stati Uniti, Unione Europea e il capo della missione del Sudan a Ginevra. L'annuncio è stato dato in tarda serata sui media statali. La motivazione sarebbe il loro rifiuto di aderire al nuovo regime militare. Diverse ambasciate occidentali a Khartum hanno fatto sapere che continueranno a riconoscere come «leader costituzionali del governo di transazione» il primo ministro deposto Abdallah Hamdok e gli altri membri del suo gabinetto.
Nel contempo, le forze di sicurezza avrebbero inasprito la repressione delle manifestazioni di protesta. Gas lacrimogeni e proiettili di gomma sono stati sparati contro i dimostranti nella parte nord della capitale, mentre centinaia di persone hanno risposto con il lancio di sassi alla presenza di uomini e mezzi militari nel distretto orientale di Burri.
I militari devono fare i conti anche con la chiusura dei rubinetti economici: l'Unione Africana ha sospeso il Sudan da ogni attività, mentre la Banca Mondiale ha congelato ogni aiuto. Lo stesso hanno fatto gli Usa, che hanno sospeso l'erogazione di aiuti di emergenza per un importo di 700 milioni di dollari.