Valery Zaluzhny sarebbe propenso a lasciare la città, ma il presidente ucraino avrebbe opinioni diverse. Anche Prigozhin litiga con Mosca
KIEV - È scontro aperto tra il presidente Volodymyr Zelensky e il comandante in capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny sulle decisioni da prendere su Bakhmut, la città del Donetsk dove da mesi infuriano sanguinose battaglie.
Lo riporta il quotidiano tedesco "Bild". Secondo informazioni provenienti da diverse fonti della leadership politica ucraina, Zaluzhny qualche settimana fa ha raccomandato di considerare la possibilità di lasciare Bakhmut per ragioni tattiche. Il capo dello Stato su Bakhmut ha un'opinione completamente diversa, hanno riferito le fonti alla "Bild".
Restare a Bakhmut - Il governo ucraino ha dichiarato alla Bild che la decisione di restare a Bakhmut è stata quella giusta, perché attaccando la città l'esercito russo ha subito danni considerevoli, sia in termini di soldati che di materiale.
Gli ambienti militari ucraini affermano - riferisce la pubblicazione - che il comandante in capo delle forze armate sta lavorando solo per la vittoria contro le truppe russe e si preoccupa di proteggere al meglio i suoi soldati. Tra i combattenti che si trovano nella città del Donetsk, la maggior parte probabilmente condivide la posizione di Zalushny.
I dubbi dei soldati - Un analista militare ucraino, che vuole rimanere anonimo, ha dichiarato alla Bild: «La stragrande maggioranza dei soldati ucraini a Bakhmut non capisce il motivo per cui la città continua a essere tenuta». «Le domande che i ragazzi di Bakhmut si pongono sono: Qual è la strategia? Perché dovremmo trincerarci quando il nemico ci circonda?». Il quotidiano tedesco sottolinea di aver parlato con decine di soldati a Bakhmut negli ultimi mesi.
L'opinione avversa è guidata da una considerazione completamente differente: se le truppe ucraine si fossero ritirate da Bakhmut, ci sarebbero stati combattimenti simili altrove. L'obiettivo è non lasciare che i russi avanzino e allo stesso tempo infliggere loro le perdite più pesanti.
Un altro consigliere militare ucraino ha dichiarato: «All'inizio Bakhmut era una trappola per i russi, ora è diventata una trappola per noi. Li uccidiamo con un rapporto di 1 a 7 (per ogni ucraino ucciso, sette russi muoiono), questa è l'unica ragione militare per tenere la città. Ma le truppe avrebbero dovuto essere ritirate tre settimane fa, quando i russi hanno preso Krasnaya Gora. La decisione di tenere Bakhmut è stata buona, ma ora hanno esagerato».
«Mosca non invia munizioni, è tradimento» - Nel frattempo, il capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, si lamenta di nuovo della mancanza di munizioni al fronte - dove i suoi mercenari sono impegnati soprattutto a Bakhmut - e torna a parlare di «tradimento» da parte di Mosca per i ritardi nelle consegne.
«Gli ordini sono stati dati per la consegna il 23 febbraio. Ma finora la maggior parte delle munizioni non è stata inviata», sostiene Prigozhin in un messaggio pubblicato sui social network ieri sera. E cita due possibili ragioni per il ritardo: «Ordinaria burocrazia o tradimento».
I combattenti del Gruppo Wagner sono in prima linea nella battaglia per Bakhmut. Il mese scorso Prigozhin aveva rivolto dure critiche al ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, e al capo di Stato Maggiore, Valery Gerasimov, accusandoli di aver commesso «tradimento» rifiutandosi di fornire munizioni al suo gruppo. Pochi giorni dopo, aveva annunciato che le munizioni sarebbero state finalmente consegnate.
Tuttavia, in un video diffuso nella tarda serata di sabato, Prigozhin si lamenta ancora - tra l'altro - della mancata consegna delle munizioni e avverte che «se Wagner si ritira ora da Bakhmut, l'intero fronte crollerà».