Nella regione russa di confine piovono bombe, ma non solo
BELGOROD - Ucraini e russi continuano a fronteggiarsi furiosamente, dopo 16 mesi, in un conflitto che appare senza fine. I nuovi raid delle forze di invasione sono stati massicci, su tutti i fronti, dal Donbass a Kharkiv, da Sumy a Kiev, e ancora una volta hanno pagato i civili. In un palazzo alla periferia di Dnipro, una bambina di due anni ha perso la vita, 22 persone sono rimaste ferite, inclusi dei ragazzini.
In risposta, le ostilità si allargano ormai stabilmente oltre confine. A Belgorod in particolare, dove i partigiani anti-Putin sono entrati nei villaggi scontrandosi con l'esercito di Mosca ed hanno rivendicato la cattura di prigionieri.
Nella regione russa di confine più colpita piovono bombe, ma non solo. Le milizie di legionari fiancheggiate da Kiev fanno incursioni regolari, e sono stati segnalati "combattimenti" tra "sabotatori" e truppe regolari nel villaggio di Novaya Tavolzhanka, ha riferito il governatore Vyacheslav Gladkov, che ha denunciato danni ingenti e la morte di altri due civili, ed ha invitato i residenti a fuggire dalle zone colpite dai raid.
Oltre quattromila persone sono state già trasferite nei centri d'accoglienza. Nel frattempo uno dei gruppi all'offensiva, la Legione Libertà della Russia, ha annunciato di essere entrata nel distretto di Shebekino ed ha chiesto al governatore un incontro per «discutere del destino del Paese e dell'inutile guerra sanguinosa che viene condotta da un anno e mezzo e che ora si sta svolgendo sul territorio della sua regione». Come gesto di «buona volontà», è stato offerto il rilascio di «due prigionieri». Il governatore ha accettato il faccia a faccia. Alla fine della giornata il ministero della Difesa russo ha comunque assicurato che i "tentativi di infiltrazione" del nemico sono stati sventati.
L'ingresso dei partigiani a Shebekino è stato accolto con soddisfazione a Kiev: è «una piccola città che può essere presa come esempio della fine dell'era della stabilità di Putin», ha sottolineato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Le autorità ucraine continuano a negare il coinvolgimento diretto nelle operazioni dei ribelli che sfidano il Cremlino, ma certamente gli obiettivi sono coincidenti. Funzionari americani, tra l'altro, hanno riferito al Washington Post che i raid su Belgorod sono stati lanciati con armi occidentali fornite a Kiev, inclusi i fucili del Belgio. Bruxelles ha fatto trapelare che chiederà spiegazioni.
Il conflitto in territorio russo è un'appendice delle ostilità su vasta scala in Ucraina. Per due notti di fila i residenti della capitale sono stati svegliati da esplosioni, ma le difese antiaeree hanno neutralizzato gli attacchi. È andata peggio nel Donetsk, con 4 civili uccisi in 24 ore, a Kharkiv, 2 vittime, e a Dnipro. Dove un raid ha centrato una zona residenziale alla periferia della città. Per ore si è scavato tra le macerie e sono stati tirati fuori 22 feriti, inclusi 5 minori. Una bimba di 2 anni invece è stata estratta, per ultima, senza vita. Volodymyr Zelensky ha parlato di un attacco «terrorista», accusando la Russia di aver «ucciso 500 bambini» dall'inizio dell'invasione.
Per spezzare l'assedio Kiev sembra pronta a lanciare la controffensiva per liberare i territori del sud-est. Il presidente ucraino ha annunciato al Wall Street Journal che le sue truppe sono «pronte», ma appena 24 ore dopo un suo stretto collaboratore, Ihor Zhovkva, dalle colonne del Sunday Times ha avvertito che mancano ancora armi e munizioni. Dichiarazioni contraddittorie che il quotidiano britannico interpreta come un disegno preciso per confondere Mosca. La verità, forse, sta nel mezzo. «I piani amano il silenzio», ha sottolineato la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar. Assicurando che «non ci sarà alcun annuncio dell'inizio» delle operazioni.