Secondo il Global Tipping Points Report, il mondo è più che mai vicino a cinque punti critici e altri tre sono a rischio
Secondo Copernicus, il servizio europeo di monitoraggio del clima, il 2023 sarà l'anno più caldo «mai registrato nella storia». Ha sei mesi e due stagioni record e volge alla fine con un novembre con una temperatura media globale di 14,22 gradi, ossia 0,32 in più rispetto al record precedente, registrato nel 2020.
L'annuncio arriva nel pieno della Cop28 che si svolge a Dubai e in concomitanza con la pubblicazione del nuovo Global Tipping Points Report, che attira l'attenzione sulla mancanza di obiettivi abbastanza decisivi da non superare la soglia degli 1,5 gradi entro il 2030. E avvisa: cinque di 25 punti di non ritorno climatici - o eventi critici - sono più che mai vicini e ulteriori tre sono a rischio. Cosa vuol dire?
Una volta superato il primo, un determinato sistema potrebbe venire completamente sconvolto a tal punto da disturbare tutti gli altri, arrivando quindi a un effetto a cascata, che si ripercuoterebbe non solo sulle temperature, ma anche sulla società, sulla politica e sull'economia.
Tipping point o punto di non ritorno
Si considera un evento critico il punto in cui l'ambiente viene stressato a tal punto che intere parti del mondo naturale non sono più in grado di mantenere il loro stato attuale e ciò comporta un brusco e/o irreversibile cambiamento. A livello climatico, sono dietro l'angolo cinque di questi punti di possibile non ritorno: lo sciogliersi dello strato di ghiaccio della Groenlandia, dell'Antartide occidentale e delle aree di permafrost nordamericane, l'alterazione del sistema circolare di correnti oceaniche del vortice sub polare atlantico e il collasso delle barriere coralline.
Come si legge nel rapporto, «già con l'attuale riscaldamento globale di 1,2 gradi centigradi è probabile che le barriere coralline d'acqua calda non ce la facciano e non possiamo escludere che gli altri quattro sistemi non possano oltrepassare il punto di non ritorno. Superando gli 1,5 gradi, la mortalità diffusa delle barriere coralline d'acqua calda diventa molto probabile e altri tre potenziali sistemi iniziano a diventare vulnerabili: la foresta boreale, le mangrovie e le praterie di fanerogame. Con un riscaldamento globale di 2 gradi e oltre, altri sistemi potrebbero "rompersi", tra cui la foresta pluviale amazzonica e i bacini subglaciali dell'Antartide orientale».
Il raggiungimento di questi tipping point potrebbe concretizzarsi «nei prossimi decenni e con una temperatura globale inferiore a quanto ritenuto in precedenza». Gli eventi potrebbero essere catastrofici a tal punto da mettere in crisi la capacità globale di coltivare i principali prodotti di sussistenza, quali il grano e il mais. «L'innesco di un tipping point, potrebbe portare a quello di un secondo, causando un effetto domino con danni sempre più rapidi e ingestibili. I punti critici dimostrano che la minaccia complessiva rappresentata dalla crisi climatica ed ecologica è molto più grave di quanto comunemente si pensi».
Quindi meglio dare forfait?
Anche reagendo subito e ora - e qual miglior occasione se non la Cop28 - è probabile che dei tipping point vengano comunque raggiunti. Ma, spiega il rapporto, anche la nostra società è costellata da dinamiche di questo tipo che «possono giocare a nostro favore».
«È possibile sfruttare queste opportunità positive di ribaltamento, per cui interventi strategici coordinati possono portare a benefici enormi e rapidi, e accelerare così la transizione delle società verso la sostenibilità. In alcuni casi questo sta già accadendo. Ad esempio, azioni mirate da parte di innovatori, governi, investitori e aziende hanno creato economie di scala che stanno ora spingendo la diffusione esponenziale delle energie rinnovabili in tutto il mondo, che hanno raggiunto o superato la parità di costo con la produzione di energia da combustibili fossili».