L'allarme degli ambientalisti: «A rischio la sopravvivenza dell'intera popolazione scandinava»
STOCCOLMA - Gli ambientalisti gridano al «massacro». Non un'esagerazione se si pensa che giovedì, a soli due giorni dall'apertura della caccia all'orso, in Svezia sono stati uccisi 152 esemplari. Il dato fornito al Guardian arriva direttamente dall'Agenzia svedese per la protezione dell'ambiente.
L'obiettivo del paese scandinavo è quello di portare in futuro - già dopo gli abbattimenti del prossimo anno - a 1400 il numero di plantigradi presenti sul territorio. Attualmente sono 2400. Mentre è di 486 il numero di esemplari che potranno essere abbattuti durante questa nuova stagione di caccia.
Critiche a non finire arrivano comprensibilmente dagli attivisti. In particolare la Swedish Carnivore Association, che si batte per la coesistenza di uomo e predatori animali, denuncia: «I moderni metodi di caccia rendono estremamente facile uccidere un orso, si potrebbe paragonare a un vero e proprio massacro». Dissenso che c'è già per l'abbattimento del lupo e della lince e che ora fermenta con ulteriori proteste e tensioni a causa della caccia agli orsi. Tanto che la polizia "scorta" i cacciatori nei boschi, anche avvalendosi di droni per il controllo della sicurezza.
Dalla vicina Norvegia arriva solidarietà agli ambientalisti e un grido di allarme circa i numeri degli abbattimenti che, secondo Jonas Kindberg, dell'Università svedese di scienze agrarie, avranno «un impatto sulla sopravvivenza dell'intera popolazione scandinava». Di avviso contrario invece è chi, come Magnus Rydholm, dell'Associazione svedese per la caccia e la vita selvaggia, al quotidiano londinese spiega: «La caccia è un patrimonio culturale e un diritto che dobbiamo proteggere».