Un anno fa l'incidente che causò la morte di sette lavoratori, ferendone gravemente altri cinque. Si aspettano le riposte dell'inchiesta.
Il fumo nero, gli elicotteri sulla centrale e le sirene dei mezzi di soccorso. In pochi istanti la vita di una tranquilla comunità di montagna viene colpita al cuore da un'esplosione e sconvolta dal successivo arrivo sul posto di centinaia di persone, tra soccorritori e giornalisti.
È passato ormai un anno dalla tragedia sul lago di Suviana, Appennino bolognese, quando, il 9 aprile del 2024, un incidente e poi il crollo dei piani dal -7 al -10 nella centrale idroelettrica di Bargi (frazione di Camugnago) causano la morte di sette persone, intente a lavorare all'interno dell'impianto. Tecnici e ingegneri di diversa e comprovata esperienza che, con età compresa tra i 35 e i 68 anni, si trovavano a circa 30 metri di profondità per svolgere il lavoro che amavano.
Nel pomeriggio di quel 9 aprile, però, durante un'attività di collaudo tecnico della turbina della centrale, qualcosa va storto: un'esplosione provoca il collasso e l'allagamento dei piani sotterranei - dal quinto al decimo sono tuttora sott'acqua -, cosa che renderà drammatiche, oltre che difficili e rischiose, le operazioni di soccorso. Soccorritori che ancora oggi ricordano commossi il fumo nero e le grida dei feriti (cinque in modo grave) che, ustionati e con i vestiti e le carni bruciate, cercano di mettersi in salvo. Inizieranno così quattro interminabili giorni di ricerche e salvataggio, nella speranza di trovare, tra i dispersi, qualcuno ancora in vita.
«Bargi è unicum al mondo»
Dopo ormai 12 mesi, cinque piani restano allagati e i sommozzatori dei vigili del fuoco sono chiamati a immergersi per recuperare dispositivi elettronici, utili a ricostruire nel dettaglio cosa davvero quel pomeriggio. E a questo riguardo, nei giorni scorsi il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Bologna ha voluto sottolineare la delicatezza dell'operazione, dato che «Bargi è un unicum al mondo», «quello che si sta facendo è prototipale, non è stato mai fatto e questo aumenta ovviamente le incertezze». Allo stato, sono comunque sei le possibili cause (tutte di origine meccanica) del guasto. Tra queste pare essere più plausibile quella di un'accelerazione della turbina fuori norma e conseguente fuoriuscita di olio e sviluppo delle fiamme.
Insieme all'indagine, resta aperta la ferita dei familiari delle vittime e quella di una comunità immersa tra le montagne che mercoledì 9, giorno dell'anniversario, si riuniranno presso la chiesa del comune di Camugnano per celebrare una messa a suffragio dei sette martiri del lavoro, che non dovranno essere dimenticati. Celebrazione religiosa che è espressione di condivisione del dolore dei familiari, come quello senza pace dei genitori del tecnico 37enne morto a Bargi: papà e mamma si chiedono come sia possibile morire in quel modo e sperano al contempo nelle risposte che la magistratura proverà a dare ai loro tanti "perché?".
«La bellezza e il significato della parola Comunità»
Intanto a Camugnano - meno di 2mila abitanti - si fanno anche altri conti. Il comune di montagna, che ospita la centrale ferma da 12 mesi, lamenta infatti una ricaduta economica negativa, un ammanco di circa «40mila euro l'anno». Lo ha spiegato al Il Resto del Carlino il sindaco del paese, spiegando che il comune riceve contributi legati alla produzione di energia e che la loro mancanza mette a rischio alcuni servizi pubblici, come quello del «trasporto scolastico».
Nelle difficoltà però la popolazione locale si stringe, offrendo un contributo con piccoli gesti di solidarietà. Come la creazione di un gruppo di Protezione civile a cui hanno aderito una quarantina di volontari. Testimonianze suggellate adesso con una targa di ringraziamento alla comunità donata da un superstite. Incise troviamo parole di profonda gratitudine «per la vicinanza e l’affetto dimostrato nei miei confronti e alla mia famiglia in un difficile momento. Per aver mostrato la bellezza e il significato della parola Comunità». Perchè è da qui che si prova a ripartire.