Un contributo di ForumAlternativo
Trent’anni di politiche liberiste, promosse dagli ambienti padronali e dai partiti borghesi (tra cui spicca il ruolo giocato dall’UDC e i suoi dirigenti miliardari), hanno prodotto un chiaro peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, soprattutto in Ticino. Il lavoro si è fatto sempre più precario e flessibile, i salari diminuiscono, dumping salariale e abusi contrattuali la fanno da padrone, la parità tra uomo e donna rimane un miraggio, i diritti pensionistici sono stati profondamente erosi, i giovani Ticinesi sono costretti a emigrare oltralpe o all’estero per trovare lavori all’altezza delle loro qualifiche e sempre più persone vivono ai margini della nostra società.
Abbiamo profondo rispetto per coloro che in buona fede pensano che votando sì all’iniziativa dell’UDC si possano risolvere questi problemi: il malessere è profondo e comprensibile. La realtà è però molto diversa rispetto a quanto ci raccontano i nipotini di Schwarzenbach e i seguaci della famiglia Blocher. Anche se passasse l’iniziativa, la presenza di immigrati e il loro numero continueranno a essere determinati dalle esigenze dell’economia. È sempre stato così nella storia del nostro paese, sia prima degli accordi bilaterali che in questi ultimi quindici anni, e sarà così anche in futuro. Anzi, vi sono state fasi storiche, nel passato recente prima dell’avvento dei bilaterali, nelle quali la percentuale di immigrati presenti in Svizzera era maggiore di quella che conosciamo oggi!
Ma qual è allora il vero obiettivo perseguito dall’UDC? Molto semplice. Poter contare su una manodopera immigrata spogliata di qualsiasi diritto, ancora più vulnerabile e ricattabile rispetto alla situazione attuale. I dirigenti dell’UDC lo hanno dichiarato in modo chiaro e trasparente a più riprese: vanno abolite le misure di accompagnamento, vanno attaccati i contratti collettivi e i controlli e vanno eliminati i vincoli legali che tutelano i lavoratori.
Lo ha ribadito ancora negli scorsi giorni Piero Marchesi, presidente cantonale dell’UDC (ma con quale coerenza e faccia tosta, visto che l’azienda di cui era dirigente impiega almeno il 50% di manodopera frontaliera?): una volta eliminata la libera circolazione si potranno abolire anche le misure di accompagnamento, in quanto “non più necessarie”.
L’UDC vuole riportarci a una Svizzera dei contingenti, a una Svizzera dove i lavoratori immigrati abbiano statuti ancora più precari, come quello dello stagionale, con conseguenze drammatiche per tutte le lavoratrici e i lavoratori del paese. Non solo la situazione dei lavoratori svizzeri e residenti non migliorerà, ma subirà addirittura ulteriori peggioramenti: gli immigrati saranno ancora più ricattabili, i loro salari ancora più bassi e ciò porterà a un incremento del differenziale rispetto alle condizioni dei lavoratori residenti. Così facendo, la messa in concorrenza tra i lavoratori aumenterà in modo drammatico, e con essa aumenterà la dinamica di sostituzione della manodopera residente. Perché tutti quegli imprenditori privi di scrupoli che oggi tendono ad assumere i frontalieri per poter risparmiare sui costi del lavoro saranno ancora più incentivati ad assumere immigrati, in quanto potranno pagarli ancora meno di oggi una volta spazzati via quei pochi vicoli garantiti dalle misure di accompagnamento. Perché è inutile illudersi sulla funzione dei contingenti: quegli stessi imprenditori e miliardari che oggi sostengono l’iniziativa approfitteranno della loro influenza politica per assicurarsi che i contingenti siano sempre e sempre più ampi, in modo da aumentare i loro profitti, a scapito della manodopera residente.
Cosa voteranno il 27 settembre tutti quei datori di lavoro che hanno interposto ricorso contro l’introduzione del salario minimo? Cosa voteranno quei datori di lavoro attivi nel terziario che assumono i frontalieri per poterli pagare 2'500 franchi al mese? Cosa voteranno quei datori di lavoro che assumono giovani stagisti per farli lavorare gratis o nella migliore delle ipotesi retribuiscono loro un salario da fame? La riposta purtroppo è scontata: infileranno nell’urna un SÌ a CARATTERI CUBITALI, perché senza misure di accompagnamento quelle poche e ampiamente insufficienti tutele di cui disponiamo oggi saranno spazzate via, non ci saranno più controlli, si potranno pagare salari ancora più bassi e si spalancheranno le porte a un importante incremento del lavoro nero.
Purtroppo non vi sono scorciatoie. Nel contesto che conosciamo, per frenare la messa in concorrenza tra i lavoratori e quella sleale tra le imprese l’unica soluzione possibile è rinforzare ed espandere i diritti delle salariate e dei salariati e rinforzare il quadro legale che regola il mondo del lavoro. E per farlo dobbiamo potenziare in modo massiccio le misure di accompagnamento, oggi chiaramente insufficienti. Ciò, insomma, contro cui si è sempre battuta l’UDC. Al contempo, a una regione di frontiera come quella del Ticino, contornata da un bacino di manodopera a basso costo come la Lombardia, va riconosciuto uno Statuto speciale che permetta di rafforzare il quadro legislativo e introdurre delle risorse e degli strumenti necessari per tutelare le salariate e i salariati residenti nel nostro cantone. Le soluzioni non mancano, è ora di implementarle!