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STEPHANIE BRENTA

Osterie e botteghe artigiane: l'antica contrada di Sassello demolita a picconate

Stephanie Brenta, cittadina luganese di 97 anni
Foto S.Brenta
Fonte S.Brenta
Osterie e botteghe artigiane: l'antica contrada di Sassello demolita a picconate
Stephanie Brenta, cittadina luganese di 97 anni

LUGANO - Nella mia infanzia quel lontano 1939 fu pieno di avvenimenti. Alcuni bellissimi, altri che non avrei voluto vivere. E, uno dopo l’altro, se vivo abbastanza ve li voglio raccontare!

L’antico borgo di Lugano si sviluppò da sei contrade: Nassa – Sassello – Cioccaro – Pessina – Cortogna e Canova. In fondo, erano i nostri piccoli quartieri.

Del centro, io ne ricordo solo due: la contrada di Verla e Sassello.

Sassello era un quartiere antichissimo, a ridosso di via Nassa e saliva fino all’altura dove sorge la cattedrale di San Lorenzo. Ci si entrava dalla porta di Tassino (all’altezza quasi dell’entrata dell'autosilo), dal largo portone di Piazza funicolare, da via Nassa e dalla piazzetta Maraini.

Era il centro storico più antico della città.

Già da anni si voleva demolire questo quartiere obsoleto. Certo era malfamato, certo era malsano, certo era fatiscente, ma, come tutte le vecchie città svizzere, poteva essere risanata e restaurata.

Non so quali furono quei benpensanti e “lungimiranti” che nel 1935 decisero che questa contrada dovesse scomparire.

Sassello era un groviglio di vicoli, di case appoggiate le une alle altre. Piena di bettole, osterie e ritrovi e si parlava anche del postribolo del “sciur Cech” e dei vizi della gente: se oggi si dovessero abbattere le città per questioni morali vivremmo in un deserto...

Se fossi maligna direi che magari qualche “benpensante" fosse felice che si cancellassero definitivamente le tracce del loro passaggio in questi luoghi di dannazione!!!

Era un quartiere povero ma allegro, abitato da una gentile schiera di artigiani, arrotini, barcaioli, facchini, tutta la piccola manovalanza utile in una comunità.

Li vedevi in città, poveri e sorridenti. Tra di loro c’era la stirpe degli Schmidt che avevano un locale alla stazione ed erano – contro una mancia - a disposizione per caricare e scaricare dai treni le valigie dei viaggiatori.

Queste persone affiatate e amiche furono sradicate dal loro ambiente e trasferite nelle case popolari di Molino Nuovo.

Per riuscire a farli sloggiare entrarono e a colpi di piccone distrussero le case dove abitavano ancora. La demolizione, cominciata nel 1939, finì nel 1942: e tutto questo per creare il quartiere asettico e impersonale di via Motta.

Attilio Rezzonico – suocero di Nag Arnoldi, papà di Ornella - descrisse con rimpianto e sdegno nel suo libro “Memorie di un vecchio luganese” le ore allegre che passò cantando con la sua chitarra con la piccola gente di Sassello, nell’osteria della “Linda!”.

Ci furono poi, negli anni che seguirono, molte critiche di personaggi in vista riguardo a questa disgraziata decisione!

Qualche decina di anni fa, passando in via Nassa, vedevo in via dei Solari - fra due case l'una davanti all'altra - un grande arco barocco di pietra molto decorativo. Era una delle famose entrate in Sassello. Poi un giorno sparì. Hanno voluto proprio cancellare ogni traccia di quella antica contrada! Ma di fronte ai portici di via Nassa, mancherà sempre una parte del tessuto urbano che completava la parte antica della città.

Eppure, qualcosa di questa contrada sparita è rimasto: la funicolare che da piazza Cioccaro sale alla stazione si chiama Sassellina.

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