Nicolò Tartini, Biologo e membro del Partito Comunista
Pur comprendendo la preoccupazione che una parte della popolazione può avere verso una tendenza di accentramento dei poteri nelle mani dell’esecutivo federale, che va comunque monitorata con attenzione, trovo a titolo personale che utilizzarla come pretesto per negare l’esistenza di una problematica reale, se non di pessimo gusto, sia grave, soprattutto se si usano manipolazioni al limite del fraudolento pur di far firmare i cittadini il referendum contro la Legge COVID-19, asserendo che essa sia una “gestione arbitraria della pandemia”.
I referendisti, cosiddetti “Amici della Costituzione”, citando la Legge COVID-19 sostengono che “Il Consiglio federale dispone infatti già ora di sufficienti strumenti per affrontare un’eventuale nuova insorgenza della pandemia”. Tralasciando il fatto che siamo nel pieno della seconda ondata, questa legge è frutto del dibattito tra governo e legislativo, cantoni e parti sociali su come affrontare la pandemia, e mantiene uno spazio di agibilità democratica.
Il vero volto dei referendisti si rivela poco dopo, diffondendo teorie complottistiche e soprattutto tramite citazioni a sproposito del testo originale, arrivando a dire menzogne spudorate. I referendisti si oppongono infatti ad un obbligo di vaccinazione presunto. Anche se effettivamente nel testo di legge si parla di un obbligo di vaccinazione per certe categorie di lavoro e per le categorie a rischio, si chiarisce esplicitamente in cosa consiste quest’obbligo vaccinale, e cito: “La vaccinazione obbligatoria non deve essere confusa con la vaccinazione forzata. Non esiste una base legale che autorizzi la vaccinazione sotto costrizione, e non è previsto di crearne una nella legge COVID-19...”.
Ergo nessun potrà essere vaccinato contro la propria volontà.
Di carattere ben diverso è la visione della situazione attuale dei referendisti: “La pandemia è di fatto terminata. Viene nutrita incrementando i test e il numero di casi positivi senza però considerare i decessi e la sintomatologia”. Voglio spiegare l'illogicità di questa affermazione portando un esempio di reductio ad absurdum: dire che la pandemia è finita e che esiste solo perché si fanno test è come dire che la luna non esiste, e che esiste solo perché si guarda nel cielo. Per quanto sembra assurdo si gioca soltanto con una differenza: negare l’esistenza della luna che è facilmente osservabile, è più difficile che negare l’esistenza di un essere effimero come un virus per vedere il quale è necessario un microscopio elettronico. Senza aver bisogno di test la presenza di questa pandemia è comunque facilmente osservabile tramite malati, ricoveri e purtroppo morti.
Voglio precisare che credo nel diritto di libertà di opinione, ma solo se espresso in un modo coerente, non suffragato da teorie scientificamente infondate o in totale assenza di prove, cosa che avviene per esempio nel punto quattro dell’argomentario degli “Amici della Costituzione” dove si parla di previsioni scientifiche errate e poi si sproloquia sulle leggi e il porto della mascherina, arrivando a una qual certa mancanza di rispetto per le persone decedute considerate “non un problema”.
Non mi resta che criticare un modo fazioso di intraprendere una raccolta firme non solo diffondendo fatti scientificamente non provati ma anche decontestualizzando leggi e ancora di più portando fatti di dubbia veridicità su come viene gestita la crisi sanitaria.
In un periodo travagliato quanto questa lunga pandemia, dove la stanchezza comincia a farsi sentire nella popolazione dobbiamo unirci, e cooperare insieme per far sì che questa situazione non solo scompaia ma che ci dia anche un’opportunità per riflettere sul da farsi nel caso una situazione simile si ripresenti. Ricordandoci che far parte di una società non vuole dire solamente godere dei diritti del singolo, bensì anche assumersi le responsabilità collettive. Si dia quindi voce e ascolto alla comunità scientifica che, sebbene non sia infallibile essendo composta di persone, dà il massimo per uscire dalla pandemia e tornare o anzi cominciare a vivere di nuovo, magari con una coscienza maggiorata di quello che è veramente importante.