Luca Maria Guidicelli, avvocato
LUGANO - La giustizia civile, penale o amministrativa è merce assai deperibile; non tanto perché le sentenze non sono di buona qualità come un bel pomodoro fresco, ma piuttosto perché le leggi sono soggette a numerosi e frequenti cambiamenti. Una buona sentenza di oggi, secondo il diritto di oggi, forse domani non è più così tanto buona, perché la legge ha modificato le carte in tavola. Sono gli inghippi con cui devono lavorare quotidianamente i magistrati, gli avvocati e alla fin dei conti il comune cittadino.
Ed ecco che il sistema giuridico ti serve un bel controllo di sè stesso, composto da magistrati e professionisti esterni, che sono chiamati a giudicare l'operato della magistratura. In Ticino si chiama Consiglio della Magistratura. Chi vi milita di certo avrebbe preferito non farlo, dal momento che da una parte questo incarico è energivoro e "cronivoro" e dall'altra parte costringe a esaminare l'operato di magistrati che sono stati eletti per le loro spiccate competenze da parte del Parlamento. Un compito doppiamente arduo!
Alcuni anni fa si è scatenata una polemica tra il Tribunale penale e il Ministero Pubblico attorno ad alcun magistrati inquirenti che a dire del primo ero inidonei alla carica nel secondo. Una polemica invero di Pulcinella, dal momento che nel mondo dell'avvocatura (e in particolare dei penalisti) i nomi girati a quel tempo erano sulla bocca di tutti per svariati motivi. Il Consiglio della magistratura aveva a suo tempo "bocciato" certe candidature, con il sostegno indiretto e discreto di molti professionisti. Poi, si sa, la politica ha aggiustato tutto e ha riconfermato i candidati più chiacchierati. Inutile per me nascondersi dietro il fatidico dito: stante la situazione e nonostante a quel tempo i miei 50 anni suonati mi ero candidato con il solo obiettivo di contribuire al ristabilimento del buon nome della magistratura, raccogliendo anche il consenso della commissione del parlamento preposta alla scelta e alla valutazione dei candidati.
Ma non di questo intendo dibattere. Intendo prendere invece posizione sul fatto che uno dei magistrati "sfiduciati" a suo tempo, oggi chiede la ricusa di un giudice del Tribunale penale, perché a suo dire sarebbe prevenuto nei suoi confronti. Intendiamoci, la richiesta è del tutto legittima e processualmente ammissibile. Ma è veramente ricevibile? Un magistrato del Tribunale penale può avere - su certe questioni - delle opinioni più o meno private, ma quando si mette il "cappello" del magistrato penale tralascia ogni sorta di pensiero privato e assurge pienamente alla sua funzione pubblica, che gli richiede massima integrità e soprattutto massima imparzialità. Ci mancherebbe altro che un magistrato di tale levatura si mettesse a usufruire della sua posizione per trattare con condiscendenza oppure con acrimonia una parte al processo, solo perché in passato - in altra posizione - ha espresso determinati pensieri od opinioni!
Permettere oggi a un Procuratore Pubblico di contestare la parzialità di un giudice del Tribunale penale, e assecondarlo in questa richiesta, aprirebbe un "vaso di Pandora" incredibile. Domani, infatti, se dovrò difendere un imputato davanti a una corte presieduta da un giudice con cui ho avuto qualche screzio giuridico o giudiziario (legato alla mia funzione di avvocato) con lui, mi permetterebbe di scegliere "à la carte" la mia corte penale! Non esiste, e non può essere ammissibile. Se io e un giudice non siamo epidermicamente in sintonia, questo non significa che ciascuno di noi non possa fare il proprio lavoro in maniera indipendente, saggia, oculata e indipendente. Rispettivamente se io conosco da una vita un magistrato, questo non significa che io e lui possiamo metterci d'accordo "a umma umma" per risolvere la questione!
È per questi motivi che spezzo una lancia in favore dell'indipendenza e dell'autonomia di ogni rango della magistratura, affermando con forza e convinzione che le opinioni personali non inficiano il giudizio dell'operato professionale di ogni attore nell'ambito di ogni processo civile, penale o amministrativo. Chi sostiene il contrario, non fa altro che fomentare un'inesistente maretta all'interno della giustizia, che né esiste né deve esistere.