Fortune e sfortune, errori e regali: la classifica non mente.
I bianconeri sembrano aver finito la benzina.
Lugano in rosso, ma perché sorprendersi?
La corsa del Lugano verso l’Europa non può considerarsi terminata solo perché... l’aritmetica non ha emesso una sentenza. Solo perché Basilea e Servette non sono state in grado di allungare la loro striscia positiva scavando, così, un solco incolmabile con le inseguitrici.
Se però si va oltre i semplici conti, si fa fatica a concedere ai bianconeri ancora possibilità di raggiungere un obiettivo prestigioso. La sconfitta incassata dal Vaduz, la terza consecutiva, la quarta nelle ultime cinque uscite (e tutte senza reti all’attivo), ha infatti confermato le difficoltà di un gruppo che, assicuratosi la salvezza e fallito l’assalto alla Coppa - l’eliminazione per mano del Lucerna è, guarda caso, arrivata giusto prima della frenata in Super League - ha visto evaporare la tensione che l’aveva a lungo tenuto “sul pezzo”.
A Cornaredo non è però venuto meno l’impegno dei singoli; sono piuttosto emersi i limiti di un gruppo costruito e soprattutto guidato pensando prima di tutto alla conferma in categoria. E così sul banco degli imputati è finito Maurizio Jacobacci.
La realtà è tuttavia che il mister ha fatto quello che gli riesce meglio: ha spremuto il massimo da una squadra che “tranne lo Young Boys può giocarsela con tutte”. Può vincere (ma può anche perdere, è bene sottolinearlo) con qualsiasi rivale. Il tecnico ha puntato sul “suo” gioco efficace, firmando una partenza sprint e tenendosi sempre a distanza di sicurezza dalla zona calda della classifica. Tutto perfetto quindi; qual è il problema? Che, come si dice, l’appetito vien mangiando. Il ritmo tenuto per buona parte della stagione - unito con le incertezze di praticamente tutte le avversarie (solito YB a parte) - ha fatto vestire a Sabbatini e soci i panni di “grandi” della Lega. Qualcosa al quale tatticamente non erano stati preparati. Non appena l’atteggiamento dei rivali è cambiato, non appena chi si trovavano di fronte ha smesso di essere arrembante e ha cominciato ad attendere per ripartire, incapaci di produrre un gioco diverso dal “difendi e riparti” i ticinesi hanno infatti vistosamente rallentato. Tutto qui. Stiamo parlando del tanto richiesto “piano B”, idea che il mister non ha mai preso in considerazione. Del rumorosamente denunciato - da Renzetti - «È un anno che questa squadra non ha un gioco».
Criticare Jacobacci per aver fatto vivere una stagione serena al Lugano è ora ingeneroso. Le critiche sarebbero state sensate nel caso in cui il mister non avesse centrato l’obiettivo iniziale o se, comunque, avesse ottenuto meno di quanto meritato dalla rosa.
Il Lugano, questo Lugano, vale semplicemente la classifica che ha.