Angelo Renzetti, ormai ex patron bianconero, è tornato sulla cessione del Lugano e ha detto la sua sul PSE.
«Tutto quello che è stato fatto ruota attorno alla passione. Gli aspetti empatici erano un po' la mia forza, nel bene e nel male. Spesso ho ancora voglia di dire la mia, ma so che non devo parlare troppo...».
LUGANO - Passato il testimone e ceduto il suo Lugano dopo un'era durata 11 anni, Angelo Renzetti, ormai ex presidente bianconero - o meglio presidentissimo -, resta colmo di passione per il calcio ma vive la realtà quotidiana in maniera sicuramente differente. Dopo tanti successi in campo, la sospirata promozione nel 2015 e ben due qualificazioni all'Europa League, il patron ha salutato tutti con quella che ha definito la sua più grande vittoria, ovvero la cessione alla nuova proprietà capeggiata dall'imprenditore americano Joe Mansueto.
Guardandosi indietro a poco più di due mesi dalla chiusura della trattativa, che sensazioni prova Angelo Renzetti?
«Provo sollievo, è stato un grande viaggio ma 11 anni sono tanti e sono stati anche duri - spiega il 67enne - L'ultimo anno e mezzo poi, tra lockdown ed emergenza Covid, non è stato uno scherzo. Aver trovato un acquirente così importante mi ha reso felice e lasciato un senso di serenità».
Il campo, le "sfuriate" e magari pure le tante chiamate da parte dei giornalisti dopo una bella vittoria o una rumorosa sconfitta, un po' mancano al pres...
«L’aspetto emotivo è sicuramente quello più duro. Sono stato a Zurigo a vedere la partita e ho seguito anche quella col Basilea. Poi ho sempre voglia di dire la mia perché questa squadra in fondo la sento un po’ mia, ma so che devo fare "attenzione"... non devo parlare troppo (ride, ndr). Per far sedimentare questo aspetto ci vorrà un po’ di tempo».
La passione c'è sempre.
«Lo sport vive di questo. Tutto quello che è stato fatto, dagli investimenti ai sacrifici, ruoto proprio attorno a questo sentimento. E la passione non svanisce, da un giorno all'altro non si stacca la spina. Anche quando si trattava di affrontare nuove sfide e magari anche qualche difficoltà, in fondo mi piaceva. Gli aspetti empatici erano la mia forza. Nel bene e nel male».
Per Renzetti il 12 settembre, a Cornaredo prima del match col Basilea, c'è stato un caloroso e sentitissimo omaggio.
«Queste situazioni mi mettono in imbarazzo. Mi piace di più la lotta, stare sul campo di battaglia (ride, ndr). Scherzi a parte, mi ha fatto davvero molto piacere».
Guardando un attimo alle questioni di campo, il Lugano è quarto con 14 punti.
«Sì, ma in un campionato a 10 squadre non si è mai al riparo. La bagarre è accesissima e bisogna sempre fare attenzione. Le armi ci sono per cavarsela anche quest’anno, poi arriveranno degli investimenti. La nuova proprietà vuole fare un grande Lugano. Questo mi rende felice e sarò orgogliosi di aver fatto da "traghettatore"».
Renzetti come vede la scelta di puntare su Croci-Torti?
«Mi fa piacere. È la prima volta che allena in Super e avrà anche lui i suoi timori, ma fa tutto spontaneamente. Ha entusiasmo e conosce perfettamente il gruppo. Personalmente ero a favore di questa soluzione. Avrei cambiato solo con Zeman... (da sempre un pallino del pres, ndr)».
Capitolo Polo Sportivo. Il prossimo 28 novembre, giorno della votazione comunale, potrebbe cambiare la storia del Lugano, del quartiere di Cornaredo - il PSE avrà contenuti pubblici e privati - e di tante società sportive di svariate discipline come basket, scherma, pallavolo, badminton, boxe, eccetera.
«Proprio così, spero che lo sport faccio da traino. In queste settimane ho visto tante belle iniziative da parte delle società e mi auguro che diventino la regola. Mi piace che il dibattito si sia spostato su cose concrete. Si pone l’attenzione sugli indotti e sui tanti aspetti che vengono toccati. Pensiamo in futuro cosa potrebbe portare la possibilità di organizzare un Mondiale di scherma o un evento di tale portata. Per fare ciò servono però strutture adatte e all'avanguardia. Non c'è solo da guardare il 3% di moltiplicatore o criticare gli appartamenti...».
Tastando il polso della gente, le sensazioni di Renzetti sono positive.
«Il dibattito si sta spostando anche sul cuore e sull’emotività. Sono felice che ora non si guardi più solo la formica, ma l’elefante. Si guarda al futuro. Si deve capire che questo progetto va oltre il calcio e lo sport. Ci sono tantissime discipline coinvolte ma anche molto altro. Penso ad esempio alle persone che abiteranno nella zona di Cornaredo una volta riqualificata. Ci sarà una vasta zona verde e avranno tutto a portata di mano. Perdere questo treno sarebbe imperdonabile. Chi va contro al progetto non si rende conto dell'importanza dello stesso. Detto questo, sono molto fiducioso», conclude Angelo Renzetti.