«La tavola? Le serate con gli amici? Per Buffon il calcio viene prima di tutto»
Arno Rossini applaude Buffon: «In passato io scettico davanti ai suoi rinnovi. Mi sono ricreduto».
PARMA - Il “46” è un numero importante nello sport: è il numero che, conosciutissimo dagli appassionati di moto, per anni è stato sfoggiato da Valentino Rossi. Da un paio di giorni, però, “46” rappresenta anche altro: è l’età alla quale, presumibilmente, Gigi Buffon smetterà di giocare. Già perché il campione italiano non è ancora stanco di competere sui campi non sempre verdissimi della Serie B: viste 44 primavere, ha infatti appena firmato un rinnovo biennale con il Parma.
«A quell'età potrebbe fare altro - ha sottolineato Arno Rossini - invece ha deciso che non è ancora il tempo di voltare pagina. E per questo merita solo complimenti».
In passato la sua scelta di continuare non ti aveva convinto.
«È vero, in occasione di qualche suo vecchio rinnovo contrattuale mi ero mostrato scettico sulle motivazioni; pensavo avesse semplicemente paura di smettere, di cambiare vita. Pensavo che non fosse pronto a togliere definitivamente i guanti. Mi sono ricreduto. Se è ancora lì in mezzo, a questo punto, non è perché spaventato dal dopo ma perché si sta godendo appieno il presente».
Giocando a Parma ha il posto garantito.
«No, non sono d’accordo. Giocare “per forza” non è mai scontato. Certo, a livello atletico quello del portiere è un mestiere probabilmente meno duro rispetto a quello di un difensore, di un centrocampista o di un attaccante; per mantenersi competitivo a quei livelli Gigi deve tuttavia ancora spingere al massimo. Deve fare grandissimi sacrifici. La tavola? Le serate con gli amici? Se vuoi rimanere sulla cresta dell'onda, gli eccessi devono essere limitati al minimo. Per Buffon il calcio viene prima di tutto e in quel mondo nessuno ti regala niente: se non ti curi, non ti alleni bene, non ti dedichi completamente alla causa, alla fine finisci fuori».
Ogni minuto in campo è meritato?
«E voluto con determinazione. In allenamento Gigi non si tira mai indietro e, come un ragazzino, è sempre a terra, nell’acqua e nel ghiaccio. A quell’età, se non hai passione e voglia di sacrificarti, certe cose non le fai più».
Più che (ancora) un signor portiere, Buffon è un vero e proprio totem.
«Ah, sicuro. Volete mettere avere un elemento del genere in squadra? È un colpo incredibile a livello mediatico - in questo periodo se si parla di Parma è perché lui è lì - e un tesoro per il gruppo. Quando un uomo con tanta esperienza prende la parola, tu giocatore di Serie B o semplice giovane non puoi far altro che stare in silenzio e ascoltare quel che ha da dire».
L’Italia, si sa, è il paese degli eccessi. Per molti Buffon è finito, per altri andrebbe invece convocato al Mondiale…
«Intanto si deve vedere se l'Italia andrà realmente in Qatar: la qualificazione deve ancora conquistarsela. Detto ciò, credo che Mancini abbia già i suoi portieri».
Se però, in questo caso, potessi muoverti da selezionatore, uno come Gigi lo convocheresti?
«Come terzo portiere… a occhi chiusi».
Anche se rischierebbe di non giocare mai?
«Stiamo parlando di un ruolo chiave, centrale, in uno spogliatoio. È vero, probabilmente da “terzo” Gigi non vedrebbe mai il campo - ma se lo facesse potrebbe comunque garantire prestazioni di alto livello - di sicuro potrebbe in ogni caso dare un grande aiuto ai compagni e allo stesso allenatore. Non me lo immagino ingombrante o difficile da gestire: piuttosto entusiasta di poter nuovamente vivere un’esperienza incredibile».