La F1 fa tappa sull'iconico circuito di Silverstone. Alla Rossa, per non squagliarsi, serve una svolta.
La parola al pilota ticinese Alex Fontana: «A inizio stagione, col Cavallino così brillante, mai avremmo pensato di ritrovarci in questa situazione dopo 9 gare. Schumi Jr. in difficoltà? Non sono sorpreso, ma se lo vogliono lasciare in F1 resterà lì».
SILVERSTONE - Vietato sbagliare, serve uno stacco per invertire l’inerzia. Questo il mantra in casa Ferrari, dove tra una difficoltà e l’altra i volti si sono via via incupiti dopo un avvio eccellente. Ci avviciniamo al giro di boa del Mondiale e, al semaforo verde del filotto europeo - 7 gare in 70 giorni, 4 nei prossimi 5 weekend -, la Red Bull ha già piazzato un allungo pesantissimo. A quota 6 successi in 9 gare, Verstappen comanda con 175 punti e vien da chiedersi se la Rossa potrà reagire, o finirà per squagliarsi come un gelato sotto il sole di questa lunga estate caldissima.
«A inizio stagione, col Cavallino così brillante e vicino alla Red Bull come prestazioni, mai avremmo pensato di ritrovarci già ora in questa situazione - interviene il pilota ticinese Alex Fontana - Ci aspettavamo duelli epici sulla falsariga dello scorso anno, e invece la “nave” Ferrari ha iniziato a imbarcare acqua. C’è stata una falla. In un primo momento si pensava a un piccolo buchino, poi ne sono comparsi tanti altri. Abbiamo visto errori di strategia, errori del pilota e problemi d'affidabilità. Ora c’è da sperare che non affondi come il Titanic».
Dopo tre gare Leclerc aveva un tesoretto di 46 punti su Verstappen. Ora è (già) scivolato a -49, superato anche da Perez (-46).
«Quei punti sembravano tanti, ma in realtà non troppi perché conoscevamo bene la forza della Red Bull. Aveva problemi di affidabilità, poi li ha risolti. Ora questo gap preoccupa perché la Rossa ha problematiche di vario tipo. Hanno sperperato troppi punti per un team che punta al Mondiale. Basti pensare al rapporto tra le pole di Leclerc (6) e i risultati in gara: la macchina è veloce ma ha raccolto le briciole. Perez? Alla Red Bull non ci sarà una lotta interna. Né quest'anno, né in futuro. Il passato, con il confronto Vettel-Webber - con l’australiano “sacrificato” - lo ha già dimostrato».
Silverstone, pista rapida e cara al monegasco, è un’occasione per dare un segnale e rivitalizzare la candidatura di Maranello (gara al via domenica alle 16).
«Alla Ferrari serve una gara “normale”. Che i due piloti se la giochino, stiano davanti a battagliare e finiscano il GP senza intoppi. Facessero un altro zero… il clima inizierebbe a farsi pesante».
Anche perché dietro la Mercedes ha dato segnali di risalita. Russell, con 111 punti, è già davanti a Sainz e si trova a -15 da Leclerc.
«Ora è perlomeno presente. Hanno avuto tanti problemi, ma sono stati capaci di massimizzare gli errori altrui. Poi sappiamo che non mollano. Non è un team che ha già messo una croce sopra al 2022, ma continua a lavorare per tornare in alto. A Silverstone sono attesi sviluppi anche importanti sulle monoposto. In Mercedes si sono detti fiduciosi - forse fin troppo considerando il solito porpoising -, ma se dovessero azzeccare le prossime mosse per la Ferrari potrebbe diventare dura. Non è detto che dopo le prossime 7 gare non si arrivi con la Mercedes davanti alla Rossa… si fa presto a perdere punti».
Ultime battute sulla Haas e Mick Schumacher, figlio d’arte sotto pressione e in grossa difficoltà. L’anno scorso al suo fianco c'era Mazepin e stavano sul fondo. Ora c’è Magnussen, capace di portare punti e spingere la monoposto (anche migliorata) dove lui non è ancora riuscito.
«Non sono sorpreso e non lo sono mai stato. È un ragazzo che si impegna e lavora sodo, ma gli addetti ai lavori avevano già le idee chiare dai tempi della F2 e F3. All’inizio sentiva la pressione per via del suo cognome. Poi non era più un nome nuovo nel paddock, ora ha un compagno più veloce. Se lo vogliono lasciare in F1 resterà lì. Però non abbiamo visto la scintilla del talento puro. Come con Russell, che alla Williams aveva dimostrato d’avere quel qualcosa in più. O ai tempi Verstappen; ma ci metto anche Gasly. La classe era evidente. Ora c’è Magnussen che è più bravo e porta punti, mettendo in luce le differenze. Prima, vuoi per un motivo o per l'altro, con Mazepin era diverso».