La nostra alimentazione ha un impatto importante sull‘ambiente. A livello mondiale, ricercatori e start-up lavorano per sviluppare nuovi alimenti che permettano di gestire l’alimentazione in modo sostenibile.
In breve:
Il modo in cui ci nutriamo ha un impatto importante sull’ambiente: le Nazioni Unite stimano che un’agricoltura sostenibile dovrebbe consumare il 56 per cento in meno di energia ed emettere fino al 64 per cento in meno di gas serra rispetto all’agricoltura convenzionale. In tutto il mondo, ricercatori e pionieri lavorano per sviluppare nuove possibilità che ci permettano di riorganizzare l’industria alimentare.
La vera sfida sono i prodotti di origine animale
«L’allevamento è probabilmente la più distruttiva delle industrie», scrive il giornalista George Monbiot del New York Times. È una delle cause principali dell’estinzione delle specie, del consumo di suolo e di acqua e del collasso del clima. Anche i ricercatori di Harvard sono giunti alla conclusione che le emissioni dell’allevamento dovrebbero essere ridotte di più della metà entro il 2036 per riuscire a rispettare l’Accordo di Parigi sul clima.
In Svizzera, la maggior parte delle proteine di cui ci nutriamo deriva dalla carne. Anche se, secondo uno studio di Coop, sempre più persone rinunciano di tanto in tanto al consumo di carne per motivi ecologici, il cittadino svizzero medio consuma ancora circa 50 chilogrammi di carne all’anno. Per organizzare l’alimentazione in modo più sostenibile occorre trovare fonti alternative di proteine.
La fermentazione è il metodo del futuro
La fermentazione è un processo utilizzato da secoli per la produzione di pane, formaggio, yogurt e bevande alcoliche. Ora questo ben conosciuto processo è stato ulteriormente sviluppato dai ricercatori alimentari per produrre fonti alternative di proteine e grassi. I prodotti Quorn, in circolazione ormai da parecchi anni, sfruttano proprio la fermentazione.
I nuovi metodi sviluppati permettono ad esempio di produrre alimenti di origine animale senza bisogno di fattorie. Tramite un processo di fermentazione di precisione, i ricercatori isolano determinate componenti dei prodotti animali e ne moltiplicano le cellule in contenitori simili a quelli che si possono vedere in un birrificio. In questo modo vengono prodotte uova, carne e latte senza sfruttamento animale ma biologicamente uguali ai prodotti di origine animale.
Alternative alla carne che sanno di carne
Grazie a questo metodo, i ricercatori del Good Food Institute sono riusciti a ricreare il grasso che dà alla carne il suo sapore distintivo. In questo modo le alternative alla carne diventeranno sempre più simili alla carne vera per quanto riguarda gusto e consistenza eliminando così due importanti ostacoli che frenano l’acquisto di questi prodotti da parte di numerosi consumatori. Le alternative alla carne diventeranno inoltre anche più convenienti.
L’ambiente non potrà che giovarne: uno studio pubblicato sul sito di Nature giunge alla conclusione che la deforestazione globale potrebbe essere dimezzata entro il 2050 se anche solo un quinto della carne consumata venisse sostituita da proteine alternative.
Il falso banano potrebbe conquistare il mondo
Non è solo all’interno dei laboratori che si lavora al futuro dell’alimentazione. Una pianta quasi sconosciuta fuori dall’Etiopia potrebbe, secondo uno studio, contribuire a nutrire fino a 100 milioni di persone: il falso banano o enset. Quasi la metà di tutte le calorie che assumiamo attualmente deriva da tre alimenti: riso, grano e mais. L’enset potrebbe avere un ruolo chiave in questo contesto.
Funghi come alternativa alla pancetta
I funghi non sono né animali né vegetali. Appartengono a un regno separato. Anche per quanto riguarda la sostenibilità hanno in serbo parecchie sorprese. Grazie al loro sapore umami si avvicinano molto di più al gusto della carne rispetto ad altri prodotti sostitutivi. Negli Stati Uniti, alcune imprese coltivano tonnellate di funghi per trasformarli non solo in tessili e materiali da imballaggio ma anche in alimenti come alternative alla pancetta. E si vende anche meglio di numerosi prodotti originali.
Anche i funghi come il Laetiporus sulphureus, conosciuto come «chicken of the woods» a causa del sapore simile al pollo, potrebbero avere un ruolo importante in futuro. La start-up bavarese Walding Foods ha come obiettivo quello di farlo conoscere al grande pubblico. Walding Foods è il primo team al mondo a brevettare un nuovo metodo di coltivazione per questo fungo.