Tra gli esperti della task force Covid-19 regnerebbe un certo disaccordo sulle restrizioni da raccomandare.
C'è chi vuole interventi importanti subito. «Diversi» esperti, però, vorrebbero attendere almeno 1-2 settimane? L'UFSP: «Al momento non sono previste ulteriori misure»
BERNA - Chiudere bar, ristoranti e musei subito? O farlo tra 1-2 settimane qualora gli obiettivi degli esperti non fossero raggiunti? Regnerebbe un certo disaccordo nella task force Covid-19 della Confederazione. A riferirlo è la SonntagsZeitung, che ha raccolto lo stupore di alcuni suoi membri per la raccomandazione, diffusa venerdì dalla direzione del gruppo di lavoro, di chiudere immediatamente i luoghi pubblici di ritrovo.
«Diversi» esperti hanno in particolare lamentato che le indicazioni siano state formulate diversamente da come erano state concordate all’interno dell’unità di crisi. Specialmente per quanto riguarda l’entrata in vigore delle restrizioni, che sarebbe stata originariamente raccomandata solo nel caso in cui, tra una o due settimane, non venisse raggiunto l’obiettivo di dimezzare i nuovi casi di contagio da SARS-CoV-2.
Il disaccordo, però, interesserebbe anche la natura delle misure stesse. Se alcuni membri della task force vorrebbero vedere applicate subito restrizioni quanto più dure possibile, altri vorrebbero rimandare le chiusure il più a lungo possibile.
Interrogato su queste tensioni dal domenicale svizzero tedesco, il direttore della task force Covid-19, Martin Ackermann, si è limitato a dichiarare che il gruppo chiede che «la Svizzera si prepari per delle chiusure già fin d’ora» e ha confermato che questa resta «un’opzione». Le indicazioni si basano sul fatto che, al momento, il numero di riproduzione R si attesta allo 0,91 e non è ancora chiaro se le misure già in vigore siano sufficienti a farlo scendere.
La Confederazione, dal canto suo, esclude per il momento la chiusura di ristoranti, bar e musei: «Siamo stati informati del rapporto della task force prima della pubblicazione», fa sapere la portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblica Katrin Holenstein. «Dopo la sua ultima seduta di mercoledì, il Consiglio federale ha mantenuto che, al momento, non sono previste ulteriori misure», aggiunge.