Circa 5'000 giovani hanno trascorso le prime tre settimane di scuola reclute in homeworking.
Giunti in caserma, il 30% di loro ha bocciato il test di valutazione. Ma l'esercito è comunque soddisfatto.
BERNA - Confrontato all'emergenza coronavirus, anche l'esercito svizzero si era dovuto innovare. Lo scorso 18 gennaio, 5'000 coscritti (su un totale di 12'000) avevano dovuto cominciare ad assolvere i propri doveri militari da casa, con un addestramento in homeworking della durata di tre settimane. L'8 febbraio, questi giovani hanno potuto finalmente trasferirsi nelle rispettive caserme, dove sono stati sottoposti a un test per valutare se il loro addestramento era stato svolto correttamente. Nel loro programma avevano infatti 6 ore di lezioni giornaliere via computer e 4 ore di sport a settimana. Tra le nozioni da apprendere: annunciarsi correttamente a un superiore, conoscere i gradi e imparare le diverse parti dell'arma personale.
Quando è stata lanciata la piattaforma di e-learning militare - ricordiamo - il sistema funzionava a singhiozzo. Ma sembra che alcune reclute abbiano confuso il telelavoro con il relax. Insomma, avrebbero dovuto essere più diligenti. Il verdetto: una recluta su tre non ha superato l'esame al momento dell'arrivo in caserma.
Corsi aggiuntivi per 3 reclute su 10 - L'esercito segnala infatti che «il 70% delle reclute in homeworking ha superato i test dopo le tre settimane di addestramento in rete. Il restante 30% dovrà rimettersi a studiare per raggiungere un livello di conoscenze sufficiente». Sono i comandanti delle varie scuole che definiranno come sarà fatto questo aggiornamento. «Questi corsi aggiuntivi non devono essere intesi come una punizione, ma come un'opportunità per consolidare quanto appreso».
Esercito soddisfatto - Questo e-learning di base è stato un primo tentativo, il cui risultato viene giudicato soddisfacente dall'esercito. «Dobbiamo considerare il fatto che non tutte le reclute hanno gli stessi interessi e le stesse conoscenze. Anche il loro livello d'istruzione è molto diverso», precisa un portavoce interpellato da 20 Minuten. Il quale aggiunge che per alcuni imparare la materia richiesta in modo autonomo è stato facile, ma per altri ha rappresentato uno sforzo significativo.