Le ultime restrizioni dovrebbero essere revocate dal 1° aprile. Ma i contagi sono ripartiti verso l'alto.
Di conseguenza non mancano le voci critiche, che chiedono di mantenere l'obbligo della mascherina sui mezzi pubblici e nei grandi eventi, oltre a isolare le persone che contraggono il virus.
BERNA - «La fila d'attesa non era così lunga da Natale»: è quanto sta osservando in questi giorni un impiegato di un centro test Covid di Basilea. Il motivo? Quella che è già stata denominata "sesta ondata" ha fatto nuovamente salire il numero dei tamponi effettuati giornalmente, che hanno ormai raggiunto livelli che non si vedevano da dicembre, all'inizio della prima ondata di Omicron. Allo stesso tempo, aumentano anche i casi di positività. Oggi ad esempio ne sono stati annunciati 36'041.
Epidemia in ripresa - Il rimbalzo dell'epidemia è dovuto soprattutto alla revoca delle principali restrizioni, avvenuta in febbraio, e alla sottovariante Omicron BA.2, che è diventata dominante. Si tratta di una mutazione ancora più contagiosa, ma non più virulenta, della sua "sorella maggiore". Perlomeno per le persone vaccinate. La ripresa dell'epidemia sta aumentando anche i ricoveri giornalieri in Svizzera. «L'aumento del numero dei casi riguarda maggiormente gli ultrasessantenni. In connessione con questo sviluppo, c'è un aumento significativo del numero di ricoveri», osservava la task force scientifica nel suo rapporto pubblicato ieri.
Il tempo stringe - Ma sono i pazienti in terapia intensiva il principale criterio osservato dal Consiglio federale. La situazione, in questo caso, è per ora relativamente stabile. Tuttavia il Governo non può più temporeggiare. Il 16 febbraio aveva promesso che le ultime misure - mascherina sui mezzi pubblici e nelle strutture sanitarie, e obbligo d'isolamento per i casi positivi - sarebbero cadute il 1° aprile. A patto naturalmente che «la situazione epidemiologica si evolva come previsto». Ed è proprio su questo punto che il dibattito politico si accende.
«Si va nella direzione sbagliata» - La consigliera nazionale del PS Yvonne Feri indossa volontariamente la mascherina in Parlamento. È una delle poche a farlo, secondo lei. «Con il numero di casi in aumento e quando così tante persone stanno insieme per molto tempo, il rischio di infezione è ancora alto», ammonisce. Un rischio "calcolato" per chi come lei si è vaccinato, non per le persone immunodepresse. Per Feri anche l'abolizione dell'obbligo d'isolamento è discutibile: «Si va nella direzione sbagliata. Solo perché il coronavirus in questo momento è stato messo in secondo piano da altre notizie non significa che improvvisamente non sia più pericoloso».
In secondo piano, ma non scomparso - La data del 1° aprile preoccupa anche il consigliere nazionale dei Verdi liberali Martin Bäumle: «C'era da aspettarsi che arrivasse un'ondata. Ma è più forte di quanto pensavamo». Per i grandi eventi estivi, tuttavia, Bäumle non vede la necessità di ulteriori misure. Feri invece è più prudente. «Un obbligo della mascherina sui trasporti pubblici sarebbe un chiaro segnale che il virus non è scomparso. Per me imparare a convivere con il virus significa anche abituarsi all'uso di mascherine o altri accorgimenti». In occasione di grandi eventi come i festival, consiglia inoltre di limitare il numero massimo di visitatori.
«Tornare alla normalità» - Il consigliere nazionale del PLR Marcel Dobler, al contrario, non ritiene necessarie misure più severe o un'estensione dell'obbligo della mascherina sui trasporti pubblici: «Per quanto mi riguarda, tutte le misure potrebbero già essere revocate. L'aumento delle temperature avrà un impatto decisivo sulla diffusione del virus». Dobler è convinto: «Dobbiamo tornare alla normalità e alla responsabilità individuale». Per Dobler è anche assolutamente giustificabile la revoca dell'obbligo d'isolamento: «Le persone ora sanno da sole che dovrebbero restare a casa se hanno sintomi».