Secondo il Consiglio degli Stati il Governo non deve intervenire per contrastare l'aumento del costo del carburante.
BERNA - Il Consiglio federale non deve intervenire con misure di sgravio a favore di popolazione e aziende per contrastare l'aumento del costo della benzina attualmente in atto. È quanto stabilito dal Consiglio degli Stati che, nel corso dell'odierna sessione straordinaria sul tema, ha bocciato quattro mozioni in tal senso presentate dall'UDC.
Il "caso Ticino" - A seguito del conflitto in Ucraina, i prezzi del carburante e del combustibile sono aumentati notevolmente in un breve lasso di tempo, hanno dichiarato in aula i deputati democentristi. «La situazione è particolarmente precaria in Ticino e al confine con la Germania», ha detto Marco Chiesa (UDC/TI), sottolineando che questo fenomeno rischia pure di incrementare il turismo degli acquisti.
Le mozioni di Chiesa - Chiesa era il depositario di due delle mozioni discusse. Una domandava al governo di sottoporre al Parlamento un progetto per introdurre temporaneamente delle misure di sgravio relative all'imposta sugli oli minerali, l'altra di adottare provvedimenti per attutire l'esplosione dei prezzi di benzina e diesel, tra cui la riduzione di almeno il 50% dell'obbligo di compensazione del CO2.
Tale impennata storica, hanno fatto notare Chiesa e i suoi colleghi di partito, grava sul comune cittadino e sulle famiglie del ceto medio, ma anche su tutto il settore commerciale. I prezzi alle stelle ostacolano inoltre la mobilità, in particolare di chi dipende imperativamente dall'automobile.
Una terza mozione, presentata da Werner Salzmann (UDC/BE), chiedeva un disegno di legge che prevedesse l'aumento a 6000 franchi - dai 3000 attuali - della deduzione delle spese professionali per il trasporto dal domicilio al luogo di lavoro. "Il progetto deve essere impostato in modo tale da sgravare anche le piccole e medie imprese con dipendenti che possiedono un veicolo aziendale", ha affermato il "senatore" bernese. Un quarto atto, firmato da Hansjörg Knecht (UDC/AG), invocava a sua volta misure di sgravio, finanziate dalla cassa generale della Confederazione.
Poco sostegno - Le quattro mozioni sono però tutte state respinte chiaramente dal plenum, ottenendo ben poco sostegno al di fuori del campo democentrista. «Viviamo per caso in una bolla d'aria o in una speciale biosfera?», ha provocatoriamente domandato Ruedi Noser (PLR/ZH), a rimarcare come la Svizzera non possa essere estrapolata dal contesto internazionale.
«A essere saliti non sono solamente i prezzi della benzina, ma anche quelli ad esempio di elettricità e logistica, moltiplicatisi di cinque o sei volte», ha puntualizzato ancora Noser sul capitolo inflazione. «Non bisogna dimenticare che parallelamente abbiamo altri problemi», ha sostenuto Adèle Thorens Goumaz (Verdi/VD), secondo cui peraltro le deduzioni fiscali e la riduzione delle tasse proposte dall'UDC sarebbero andate a beneficio delle economie domestiche più benestanti, che possiedono veicoli pesanti e potenti.
Maurer e l'invito alla prudenza - Contro le mozioni si è espresso pure il ministro delle finanze Ueli Maurer, che ha invitato ad avere una visione più a lungo termine, basata su quanto accadrà «nei prossimi anni e non nelle prossime settimane». «Ogni riduzione delle imposte e ogni franco prelevato dalle casse della Confederazione va compensato», ha poi aggiunto il consigliere federale, invitando alla prudenza. Un gruppo di lavoro interdipartimentale è comunque stato istituito per tenere d'occhio lo sviluppo dei prezzi, ha assicurato.
Lo stesso argomento sarà ora trattato anche dal Consiglio nazionale, in un'altra sessione straordinaria in agenda giovedì. Sul menù vi sono altre mozioni, in diversi casi simili o uguali a quelle al centro del dibattito di oggi agli Stati.