L'idroelettrico svizzero guarda ai mesi freddi con molta preoccupazione, anche se i bacini sono nella media. Ecco perché
«Deve cominciare a piovere al più presto o finiremo per trovarci in una situazione molto rischiosa».
BERNA - A guardarle, le dighe svizzere, sembrerebbe tutto normale. Per essere luglio, infatti, il livello dell'acqua è nella media e sono decisamente più mezze piene che mezze vuote.
Questo però non significa che vada tutto bene, anzi, nel settore idroelettrico svizzero c'è estrema preoccupazione per un inverno che si prospetta critico per quanto riguarda l'elettricità. E non solo per la situazione molto complicata riguardante il gas e la Russia.
Se dalla parte della Confederazione si sa che in relazione a una possibile crisi elettricità si sta lavorando a un piano d'emergenza, si sa anche che Berna da questa siccità e dalle sue diverse ripercussioni è rimasta spiazzata, e sta ancora tentando di capire bene cosa fare. Il motivo è da ricercare nel fatto che - malgrado la secchezza di alcune aree, tra le quali il Ticino - la precipitazioni per quest'anno restano nella media, e i bacini acquiferi elvetici - anche qui fatta qualche eccezione - restano più o meno negli standard estivi.
Il problema però, riguarda la neve, che sciogliendosi garantisce un approvvigionamento costante di acqua fino all'inverno. Viste le scarse nevicate nell'ultimo anno il rischio è quello d'iniziare la stagione fredda, durante la quale la richiesta di energia si impenna, con delle dighe decisamente alle strette.
Come confermato ai quotidiani del gruppo Tamedia da Thomas Grond di Repower - azienda che gestisce diversi complessi idroelettrici in tutta la Svizzera - «deve cominciare a piovere al più presto o finiremo per trovarci in una situazione molto rischiosa. Se non entriamo nei mesi invernali con le dighe piene al di sopra dell'80% potremmo rimanere senz'acqua entro la fine dell'inverno». Non è così catastrofista, invece, un altro grande gestore elvetico, Axpo. E il motivo è davvero dolceamaro: ritiene che i suoi bacini verranno riempiti in maniera sufficiente, sì, ma dalle acque dei ghiacciai in scioglimento.
Stando ai resoconti stilati dalla Confederazione, riporta - fra gli altri- la Berner Zeitung «fino al 2050 l'energia idroelettrica svizzera non dovrebbe temere alcun impatto negativo da parte del cambiamento climatico». Se è vero che questo 2022 è sicuramente al di fuori della norma, è vero anche che non sappiamo se il 2023 sarà davvero diverso, oppure sulla medesima falsariga. Insomma, non è ancora chiaro se i modelli utilizzati sin d'ora per misurare precipitazioni (e non solo) siano ancora adeguati.
Al di là di tutte le speculazioni possibili (compresi gli scenari più estremi che ipotizzano blackout invernali), l'unica cosa certa è che la bolletta dell'elettricità nei prossimi mesi diventerà di sicuro più salata. Un rincaro notevole (+47%) è stato annunciato da Berna a inizio giugno ma verrà confermato e/o smentito a settembre. Cruciali, in questo senso, saranno le quote elettriche importate dall'estero. Con la Francia alle strette, per via di un numero molto basso di centrali nucleare attive, e la Germania in forse, restano Italia e Austria. Resta ancora da capire, inoltre, il peso che potrà avere lo stop all'export del gas russo verso l'Europa.